Una chiacchierata a tutto tondo in cui lo spagnolo parla di come ha vissuto la popolarità, di come ha cambiato lo stile di guida e di chi deve ringraziare
Nell’ultimo podcast di Red Bull “Carriere incrociate” è stato il turno di Marc Marquez e Carlos Sainz, piloti rispettivamente di MotoGP e Formula 1 che hanno toccato diversi temi, anche un po' più personali. Entrambi hanno a che fare con il successo e il portacolori del team Repsol Honda (ecco le ultime novità del calendario 2020) ha spiegato: “In primo luogo questo suppone avere molta responsabilità. Sai che tutti ti stanno guardando e devi gestire la pressione che ogni errore sarà analizzato, così come i buoni risultati”.
Un titolo dopo l’altro Marquez è diventato famoso e ha raccontato: “Per me il grande cambiamento è arrivato nel 2013, quando sono diventato un pilota di MotoGP. All’improvviso la gente ha iniziato a suonare il campanello di casa mia, mi fermavano molto di più per la strada per chiedermi foto, e anche se non vuoi questo cambia il concetto della vita. Provi a essere più riservato, ma questo “problema” è il benvenuto e ogni volta che è possibile provi a stare con i tifosi”.
Fin da quando era piccolo Marc ha avuto uno spiccato spirito di competizione, ma ha spiegato: “Fino a cinque, sei o sette anni fa ero competitivo in tutto. La mia vita era una competizione. Adesso invece lo spirito competitivo ce l’ho solo quando serve, nei momenti giusti”.
Lo spagnolo è stato un precursore di un nuovo stile di guida in pista e ha ammesso: “Carmelo Ezpeleta mi disse: 'Tutti finiranno a guidare come te, perché stai vincendo'. Ed è vero, ogni volta vedi più bambini che vogliono guidare come me. Il figlio di Emilio (Alzamora, il suo manager) per esempio mi disse una volta: “Adesso farò come Marc Marquez, tiro fuori il gomito”.
Quando si arriva a livelli così alti si hanno sempre delle persone di riferimento che durante questo percorso sono state di grande aiuto e Marc ricorda: “C’è molta gente che mi ha aiutato, ma i miei genitori e la famiglia sono stati la chiave. È lì dove inizia tutto, facendo ore extra, non andando in vacanza, risparmiando soldi perché il bambino abbia la moto… E anche adesso ho questo stesso appoggio”.
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