ESTORIL – Da tempo ci si chiedeva quando sarebbe arrivato il momento in cui Valentino avrebbe smesso di lasciare correre, di fronte agli attacchi verbali di Stoner. Ci si domandava insomma quando il pesarese avrebbe risposto. Bene, questa domanda ha una risposta. Valentino ha reagito, ha rimandato al mittente tutte le battute, le illazioni, gli insulti, le accuse, di cui è stato oggetto negli ultimi mesi. E come suo solito, lo ha fatto con gli interessi.
Tutto è nato da un episodio di pista. Valentino ha fatto quello che Stonar non sopporta: gli è stato vicino, molto vicino, quasi in scia, durante i giri finali del secondo turno di prove. L'australiano ha reagito come al solito: ha mandato a “quel paese” il rivale. Tutto secondo un copione ben noto. Di solito finisce così, con i due piloti che si tirano qualche accidente. Ma questa volta si è trattato di Stonar contro Rossi e non poteva finire bene. Dopo i briefing tecnici, dopo che i motori si erano ammutoliti, ha preso la parola Valentino e ha scaricato sul rivale ciò che accumulava da tempo.
«È stato casuale, attaccarmi a lui nell’ultimo giro, stavo prendendo un po’ fiato. Solo che a lui non va bene. Non gli piace. Mah... A me non piace, invece, quello che leggo riguardo le sue dichiarazioni, cioè quando lui parla di cose che non conosce. Ad esempio, parla del mio infortunio alla spalla come fosse un primario. Sembra che sappia tutto lui. Appena mi ha visto in difficoltà, nei test invernali, non ha esitato un momento a spararmi addosso. Se voleva stendermi, beh, allora doveva farlo in pista, cioè in gara, e non con le parole. Mi sa che ormai sono diventato la sua ossessione: continua a ripetere che io sono scorretto, che non gli piace stare pista con a me. È evidente che non ha ancora superato Laguna Seca 2008... Cioè l'esito di quel bellissimo duello. Da allora ha iniziato a piangere, a lamentarsi di me, a cercare delle scuse. Noi quella volta non siamo stati scorretti, così come non lo sono stati Rainey e Schwantz a Suzuka nel 1991. Lo sport è fatto così: uno vince e l’altro perde. Stoner dice che non gli è piaciuto che io sia andato a chiedergli scusa con il casco in testa, dopo l’incidente a Jerez? Ho fatto una cosa che sentivo, non certo perché c’erano le telecamere. Non credo che esista un codice di comportamento, un galateo, per chiedere scusa con o senza casco. Quella volta, a Jerez, io sono andato da lui aspettandomi un “vaffa”, e anche una serie di offese, non certo delle dichiarazioni sul fatto che usavo la spalla come una scusa».
Non c'è niente da aggiungere. Da quando esistono le corse, esistono le rivalità e i litigi. Quando due piloti si detestano – e Stoner e Rossi si detestano moltissimo – fanno esattamente questo. In fondo Valentino ha solo rimesso la situazione in parità. È stato Stoner a cominciare, in Malesia, durante i test invernali; ed è andato avanti fino a giovedì, in occasione della conferenza stampa che introduce il gran premio. Insomma, diciamo la verità: se l'è andata a cercare.
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