Chi può (adesso) battere Marc Marquez in MotoGP? Solo Marc Marquez

Chi può (adesso) battere Marc Marquez in MotoGP? Solo Marc Marquez
Lo dicono i numeri, lo spiegano le cronache: se l'otto volte non sbaglia, è inarrivabile. Catalano Ducati meglio di Lewis Hamilton in Ferrari (per ora)

24.04.2025 ( Aggiornata il 24.04.2025 11:30 )

Gigi Dall’Igna ne era certo: Marquez scelta giusta per Ducati

Gigi Dall'Igna ne era certo: assieme a quel ragazzo, possiamo ottenere anche oltre tutto quanto già ottenuto dal 2021 al presente. Come? Dominando. L’Ingegnere basa i propri pronostici su calcoli ed esperienza, messi al servizio delle sensazioni: se provassimo a dargli un minimo di torto, ci consiglierebbe di riprendere fogli PDF e immagini di Buriram, Termas de Rio Hondo, Texas e Lusail. Lo ha detto? No, ma lo facciamo comunque: doppietta nell’uscita inaugurale, e traguardi tagliati senza fastidi offerti dai rivali. Argentina da bis, nel senso che la doppietta thailandese ha avuto ripetizione. Stati Uniti “strani”, ma se lo sentiva: nel 2014 sbagliò proprio al CoTA, malgrado una serie impressionante di primi posti. Nulla da obiettare dalla Sprint asciutta: salvataggio nel suo rinomato stile, qualche scaramuccia divisa con Pecco Bagnaia e il fratello Alex, a precedere l’ennesima fuga verso la bandiera a scacchi. Gran Premio nel quale si è riscoperta, qualora servisse, l’essenza di Marc: scusate se lo tiriamo in ballo ma, se dal rettilineo di partenza si fosse allontanato improvvisamente e di corsa – per esempio – Raul Fernandez, pensate che quasi tutti i rivali lo avrebbero imitato, seguendolo? No, magari avrebbero pensato a un forte mal di stomaco da parte dello spagnolo, frettoloso nel cercare una toilette, in modo da poter correre… libero da pesi superflui e pensieri nocivi. No, Marquez è stato proprio “copiato”:

Pecco se ne è accorto subito, probabilmente per via di una soffiata tra gli staff Lenovo Factory. Il reso del gruppo ha proposto un marasma senza precedenti, capace di far saltare regole scritte e non ottemperate. Questo è Marc Marquez, hanno commentato. Peccato, dicevamo, dell’errore commesso in solitaria: comandava le operazioni indisturbato, si è steso nello Snake, serie di curve in discesa dove tra gomito picchiati sull’asfalto e carene a lambire i cordoli, spiegava che non ce ne fosse per nessuno. Sbaglio importante per un’arma da cotanto calibro, a renderlo minimante umano al cospetto della concorrenza, fortissima e agguerrita, non alla sua altezza. Come si può raggiungere tale stato di grazia, si può sapere? Servono elementi naturali e strumenti raccolti col tempo. Vediamo quali. Di talento, Marc ne ha da vendere, lo ha fatto: ingaggi milionari e premi principeschi lo pongono al top delle due ruote, sconfinando in ambiti diversi. Le doti mostrare in sella sono indiscutibili, da vero maestro dei semimanubri. Come scritto nel passato, se un limite esiste, lui lo sposta più in là. La bravura poco vale (minuscolo) senza il lavoro. Si è sempre fatto un mazzo così Marquez tra palestra, esercizi e allenamenti. Essersi malamente rotto l’omero destro a Jerez nel fatal 2020 lo ha, anziché fermato, caricato ulteriormente a sforzi e fatiche. Esagerando, come sapete: tornare in azione privo di riposo e corretta guarigione gli fu dannoso, per una storia vicina al poco lieto fine avvicinata in tante occasioni, nell’ombra del ritiro che avrebbe offuscato chiunque. Ma non il desiderio di riscatto nei confronti della cattiva sorte e, ne siamo convinti, puntato a sé stesso e contro a chi non corre più. Sempre Rossi, passo-passo avvicinato ai suoi 115 successi, dai 91 toccati nel deserto a due passi da Doha. Alimentare la fede quando si patisce è una dote quasi zen, appartenente a un ragazzo diventato uomo a furia di cadute, ferite, ritiri, rinunce e scoramenti.

Stiamo descrivendo un Marc cambiato? Sì, lo è, in Qatar per giunta evidentemente. Il contatto innescato tra la Desmosedici ufficiale di Marc e l’indipendente Gresini del fratello Alex, ha provocato lo staccamento di una delle quattro appendici aerodinamiche fissate sul codone della “GP24.9”, con un’alette dello stegosauro volata chissà dove. Pensate se ne sia reso conto e abbia provato paura? Macché. Immaginate un atteggiamento innervosito e imperfezioni nell’intensa bagarre? Niente da fare, anzi: a seguito del sorpasso inflittogli da un sorprendente Maverick Vinales lanciato sulla KTM Tech3, Marquez ha risposto disinvolto e reattivo, esattamente come ha ribadito quando Pecco lo ha superato. Immediatamente e con stile. E’ come se Marc si tenesse in tasca un asso da sfruttare nei momenti di bisogno, quel margine decisivo a determinare la differenza finale. Gli servirà o andrà avanti così? La sua squadra lo conosce da poco, già lo ama: certo, quando si vince ogni cosa funziona ma, per vincere, serve far funzionare ogni cosa. Se vi ci ritrovate, avete ammirato il nostro stesso film, divertente qualora siate tifosi del catalano, opprimente in caso sosteniate nomi e cognomi diversi dal suo. Piaccia o meno, siamo e siate sinceri: se Marc Marquez non sbaglia o casca per i fatti suoi, ma chi lo batte? Questa, giureremmo di averla già scritta. E potremmo scriverla volta su volta, a ripetizione. 

 

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