MotoGP, Maverick Viñales come Top Gun. Yamaha e Honda crescono ma non abbastanza

MotoGP, Maverick Viñales come Top Gun. Yamaha e Honda crescono ma non abbastanza

Lo spagnolo ha accarezzato il podio, ma la pressione irregolare della gomma ha cancellato quello che è parso un exploit isoltao all'interno di un contingente KTM

23.04.2025 ( Aggiornata il 23.04.2025 15:43 )

La Honda arriva, si dice, e un po’ si vede, indipendentemente dal meteo. È l’esperto Johann Zarco a dare qualcosa in più, sostenuto da un Team LCR ricco di voglia e umiltà. La formazione satellite guidata da Lucio Cecchinello dispone di un francese professatosi «Così a mio agio soltanto in Moto2» ricordando come nella classe di mezzo il nativo di Cannes abbia vinto due allori. La struttura delegata ai test si impegna con Aleix Espargaró e la supervisione di Romano Albesiano, rivoluzionario in concetti tecnici e supportato dall’HRC: denaro ce n’è, bisogna saperlo spendere. Ecco il motivo per cui Takaaki Nakagami è rimasto in azienda: le stagioni collezionate da titolare e la conoscenza delle esigenze europee servono a comunicare con gli ingegneri giapponesi concentrati a Tokyo e dintorni. Gli ufficiali Joan Mir e Luca Marini dovrebbero giovarne, più il fratello di Valentino Rossi che il maiorchino, per ora.

Da notare la scadenza contrattuale in arrivo per il numero 10, minacciata dalle voci del possibile ingresso di Toprak Razgatlioglu dalla SBK e da parte di Acosta, spinto dalla Red Bull con relativo ingaggio milionario. Pedro è richiesto pure da Paolo Campinoti e Pramac, nell’attesa eventuale che Rins passi altrove. Soltanto la KTM, nella sintesi del momento, è priva di candidature: l’eccellente prestazione offerta da Viñales in Qatar rimarrà un lampo nel buio artificialmente colmato da lampioni grandi come negli stadi del pallone, o un calcio violento rispedirà a fondo gruppo Maverick e soci?

Per il bene del campionato, e paradossalmente in Ducati si trovano d’accordo, servono scritte e rappresentanze diverse e variegate nella parte alta delle classifiche, poi vinca il migliore. Quanto sia avanti la Desmosedici, è evidente. La sfortuna patita dall’Aprilia e da Jorge Martin, anche. Gigi Dall’Igna e Borgo Panigale pubblicarono un post a fine 2024 intitolato “nessuno è perfetto”, un messaggio nel quale erano evidenziati gli ordini di arrivo delle 20 trasferte completate: tranne Austin, dove Top Gun firmò Sprint e Gran Premio, soltanto successi Ducati. Si sa, quando Maverick è in stato di grazia, ce n’è per pochi. Ma così tanto da colmare i limiti della RS-GP della passata stagione e dell’attuale RC16? Se veramente fosse, chi lo ha snobbato dovrebbe valutarlo. Ah, no: in Yamaha ha già figurato il pilota di Figueres, prima ancora in Suzuki, poi per conto di Noale. Almeno un’affermazione per Casa l’ha ottenuta, dato storico perfezionabile in KTM. Sarebbe un vero peccato dare ragione a chi pronostica il gruppo arancione fuori dal campionato tra poche gare, malgrado sponsor pronti a salvare almeno questo campionato. Restano 18 trasferte, strada lunghissima da affrontare, comunque vada, in salita.

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