Ad inizio anni '80 il logo della Rete del biscione comparve sulle 500, prima di Marco Lucchinelli e poi di Uncini.
Erano gli anni delle dirette RAI e Silvio Berlusconi era un poco conosciuto ai più imprenditore milanese del campo immobiliare e pubblicitario.
Gli anni di un Motomondiale che, già forte sul pubblico presente in pista, stava affacciandosi nelle case degli italiani. Era un mondo oggi che definire pionieristico, per quel che riguarda le gara in TV, sarebbe da definire quasi un eufemismo.
Nonostante questo, le moto iniziavano a rappresentare qualcosa su cui puntare a livello mediatico. Come detto, il pubblico gremiva le colline degli autodromi con presenze che sfioravano i 200.000 spettatori a GP. Si... in Italia. Gli eori erano, dopo l'epopea di Giacomo Agostini, i vari Virginio Ferrari, Graziano Rossi, Marco Lucchinelli o Franco Uncini. Leoni rampanti di un motomondiale che inizava a fare i conti con i cow-boys americani, come Kenny Roberts, Randy Mamola e, poco più tardi, Freddie Spencer.
Fu in quel perdiodo che sulle carene di Marco Lucchinelli prima e Franco Uncini poi apparve l'allora (poco conosciuto) marchio del biscione. Quel Canale 5 di tale Silvio Berlusconi, imprenditore già noto in campo immobiliare, che iniziava la sua scalata nell'etere di quella che sarebbe destinata a diventare agguerrita competitor sul fronte dell'audience, proprio di "mamma RAI".
Una sponsorizzazione che non rimase un tentativo fino a se stesso: nel 1990, tramite il ramo televisivo francese, La Cinq, l'azienda di Berlusconi arrivò sulle carene della NSR 500 di Pierfrancesco Chili, gestita (non a caso) dal team francese di Serge Rosset.
Presenze importanti, seppur sporadiche, in un mondo dove Berlusconi decise di scommettere fin dagli inizi della sua storia di imprenditore della televisione. Prove furono le dirette della Parigi-Dakar e trasmissioni e tema motoristico come Grand Prix.
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