Carlo Ubbiali: il nostro viaggio con il mito

Carlo Ubbiali: il nostro viaggio con il mito

Nel 2019, a 90 anni, il nove volte iridato ricevette il Collare d'Oro dal CONI. Motosprint ebbe l'onore di accompagnarlo a Roma: il nostro racconto

01.06.2023 ( Aggiornata il 01.06.2023 13:11 )

Puoi anche aver vinto nove Mondiali, ma se i tuoi successi sono datati e non sei ritenuto un affabulatore nessuno ti invita in TV o ti intervista. Carlo Ubbiali è rimasto a lungo vittima di questo ostracismo, ma il CONI ci mise una pezza, assegnandogli il Collare d’Oro al Merito Sportivo nel 2019, massima onorificenza dello sport italiano.

La ragione la spiegò il presidente Giovanni Malagò durante la cerimonia presso la Palestra Monumentale del Foro Italico: “Abbiamo voluto colmare una lacuna, premiando anche i campioni che hanno vinto un Mondiale prima del 1995, anno d’istituzione dei Collari d’Oro”.

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Nel 2019, il riconoscimento a Carlo Ubbiali


Intorno a metà ottobre, a casa Ubbiali era giunta la lettera che annunciava l’assegnazione del premio. Mi telefonò lui stesso per dirmelo, tutto orgoglioso. Eccitato dalla prospettiva di recarsi a ritirarlo, vinse i timori della signora Mariella, con cui a settembre aveva festeggiato i 55 anni di matrimonio, e dei quattro figli.

Il viaggio a Roma, infatti, non fu certo una passeggiata per un novantenne che fatica a deambulare: Colpa di una caduta in casa il 13 febbraio. Forse il pavimento troppo lucido o forse le ciabatte han slittato, sono volato, picchiando la testa che ha iniziato a sanguinare. Ero solo ma mi è rimasto in mano il telefonino e così in cinque minuti l’ambulanza è arrivata. Però la prestazione è calata minimo il 40 percento”. A distanza di 59 anni dall’ultima gara, Ubbiali ragionava ancora in termini di rendimento.

Il nostro viaggio con Ubbiali


E così il 16 dicembre, lasciando casa alle 5 meno un quarto, iniziò il nostro viaggio, in direzione dello scalo di Orio al Serio. Quando l’aereo iniziò il rullaggio, con la mano destra mimò il gesto della strizza. In realtà era tranquillo, tanto da interrogare lo steward: “A che altitudine stiamo viaggiando e a che velocità?”.

Dopo essersi consultato con il Comandante, l’assistente di volo tornò con le risposte: 8800 metri e circa 830 km/h. Presa la palla al balzo, gli chiesi come ci si spostava ai suoi tempi: In treno. I viaggi in aereo erano rari, ne ricordo uno nel 1950 per Belfast, Irlanda del Nord, con un DC3 Dakota, un aereo militare privo di aria condizionata”.

Raggiunta Fiumicino alle 8, dopo un po’ di attesa io, Carlo e suo figlio Daniele salimmo sull’auto di Carlo Florenzano (a lungo uomo Honda in pista e alla Dakar) che si era offerto di portarci al Foro Italico. E gli aneddoti non potevano che scorrere copiosi: “Nel 1950 corsi la MilanoTaranto. Tutti gli altri avevano moto due tempi, io la quattro tempi, una Mondial 125. A Roma, alla sosta per il rifornimento mi misero arance e banane in tasca, senza dirmelo. A Terracina sentii tutte le cosce bagnate, la frutta si era ridotta in poltiglia. A Napoli ruppi la catena, poi caddi tre volte per l’asfalto viscido. In vista del traguardo il motore si ammutolì, supplicavo il pubblico di non spingermi ma non ci fu niente da fare. Vinsi la gara, ma il giorno dopo mi squalificarono...”.

Inevitabile la domanda sull’avversario più forte con cui si è confrontato: "Gary Hocking, ricordo ancora le nostre sfide in 250, specie quella a Solitude nel 1960. In prova avevamo frantumato il record più volte, ma alla partenza per un istante non riuscii a respirare. Mio fratello Maurizio era molto malato e quel pensiero mi angosciava. Così al via persi 20 metri e nel tentativo di rimontare caddi subito. Ripartii deciso a fare un giro per vedere come andava la mia MV, poi quandodissi ‘facciamone un altro’, e poi un altro ancora. Superai tutti tranne Hocking, però lui aveva 22 anni e io otto in più”.

Scesi dall’auto, Ubbiali non fece in tempo a varcare il cancello del Foro Italico che un tifoso gli si avvicinò chiedendogli di autografare alcune foto. Dopo altri 30 metri si palesarono dei quarantenni e uno di questi uscì una sua figurina, implorandolo di firmargliela.

Accomodatosi in quarta fila, si godette la cerimonia finché saliì sul palco assieme a Pier Paolo Bianchi, Mario Lega, Eugenio Lazzarini, Marco Lucchinelli, Franco Uncini, Fausto Gresini, Luca Cadalora e Alessandro Gramigni, tutti premiati con il Collare d’Oro assieme al campione del 2019, Lorenzo Dalla Porta.

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