Ago day, il matrimonio con MV Agusta: quando il mito ebbe inizio

Ago day, il matrimonio con MV Agusta: quando il mito ebbe inizio

La sfida lanciata al conte Domenico Agusta, quando nessuno dei due sapeva di essere ai piedi di una montagna di trionfi e record ad oggi imbattuti

16.06.2022 ( Aggiornata il 16.06.2022 16:35 )

Era il lontano 1965 quando Giacomo Agostini, ormai deciso che la sua vita sarebbe stata sulle due ruote, si affacciò alla Casa costruttrice di Varese, MV Agusta, per avere la possibilità di correre nel Mondiale a tempo pieno. Ormai certo che quello sarebbe diventato il suo mestiere, mancava lo step importante e con coraggio andò a bussare alla porta dell’azienda, al conte Domenico Agusta, che sapeva essere alla ricerca di un pilota.

L'incontro tra Giacomo Agostini e il conte avvenne in... ritardo


In esclusiva per il libro “Giacomo Agostini, un mito lungo 80 anni” ha raccontato: "Dovevo presentarmi alle quattro e mezza del pomeriggio, arrivai alle quattro ma venni ricevuto soltanto alle dieci. Entrai in ufficio e mi chiese: “Chi sei?”. “Sono Agostini” risposi. “E cosa vuoi?” replicò. Ero costernato, pensavo forse di aver sbagliato porta: “Vorrei correre con le sue moto”. Al che mi disse: “Ma sei capace di correre?”. E così proposi: “Mi provi. Niente di meglio di vedere cosa sapeva fare in pista, lui che fino a quel momento aveva girato con la Morini ottenendo buoni risultati.

Quello che conta di più sono i fatti


Il test non si fece attendere: “Il giorno dopo a Monza, aveva fatto prenotare la pista da Arturo Magni. Trovai i birilli sul rettilineo. Avevo già vinto tre titoli italiani e mi ritrovavo a fare le gimcane. Arturo mi invitò ad assecondare i voleri del Conte. Così feci, e poi firmai. Fu soltanto un gioco, voleva capire che carattere avessi”. E la prova la superò abbondantemente. Da lì cominciò una storia che ancora oggi viene raccontata e che raggiunse risultati eccezionali, unici nel motociclismo.

Il debutto avvenne nel 1965 e le cose andarono fin da subito nella direzione sperata: “Al Nürburgring in 350 mi presentai in mezzo ai grandi di quell’epoca, Mike Hailwood, Phil Read, Jim Redman, Bill Ivy. Battagliai con Redman, ma poi iniziò a piovigginare e vinsi, precedendo Hailwood, non mi sembrava vero”. Un’incredulità che ha poi riprovato in altre occasioni della sua carriera, con i traguardi incredibili raggiunti da lì ai 12 anni successivi, un'escalation mai vista prima. Né dopo.

Potete leggere il resto dell'intervista nel libro che trovate in edicola.

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