Frankie Chili: “In 250 consigliai all'Aprilia di prendere Harada, poi...”

Frankie Chili: “In 250 consigliai all'Aprilia di prendere Harada, poi...”© Milagro

"La 250 è un capitolo indimenticabile: a Witteveen regalai la prima vittoria, proprio nella sua Olanda. Andò meno bene con i compagni: prima la collisione con Biaggi, poi consigliai l’ingaggio di Harada"

30.12.2021 ( Aggiornata il 30.12.2021 16:46 )

Frankie Chili rimane uno dei piloti più amati e ricordati dal pubblico degli appassionati per le sue gare generosissime e le decine di episodi che hanno caratterizzato la sua lunga carriera. Una carriera che lo ha portato in sella a praticamente tutte le moto di ogni categoria e cilindrata della Velocità. Se le bellissime sfide che lo hanno reso famoso in Superbike sono abbastanza recenti, non tutti ricordano che Chili ha corso in 500 e 250 nella magica epoca delle due tempi, contro avversari leggendari come Wayne Rainey, Kevin Schwantz ed Eddie Lawson nella classe regina, e Max Biaggi, Loris Capirossi, Loris Reggiani, Luca Cadalora e tanti altri nella 250. Dopo una stagione altalenante in 500 nel 1990, Frankie decise di passare in 250 con l’Aprilia del Team Iberna di Alessandro Valesi.

Era iniziata in Aprilia l’era-Witteveen che avrebbe ben presto monopolizza to questa competitiva categoria con le sue geniali soluzioni, vincendo per almeno 15 anni. Già nella sua prima stagione in 250 Frankie regalò a Witteveen il primo trionfo ad Assen, chiudendo 7° un campionato vinto da Cadalora.

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La convivenza col Corsaro prima e con Tetsuya poi


Nel 1992 nel Team Iberna arrivarono un nuovo sponsor, Telkor, e un nuovo compagno, il giovane Max Biaggi. La stagione vide Chili viaggiare sempre tra i protagonisti, con quattro pole position, sei podi e tre vittorie. Purtroppo non mancarono le difficoltà, dai problemi tecnici alla convivenza con Biaggi che venne compromessa da un brutto episodio proprio nel GP di casa al Mugello, dove Chili finì a terra dopo un contatto con Max alla Luco nel corso dell’ultimo giro. E come se non bastasse in Spagna, mentre era in una bagarre infernale per il secondo posto con altri tre piloti, alla fine del penultimo giro tagliò il traguardo e iniziò a esultare convinto di aver battuto tutti nel gruppetto.

I rivali lo sfilarono e Chili, convinto che la gara fosse già finita, scivolò al sesto posto sotto la bandiera a scacchi. Al termine della stagione il Team Iberna passò alla Yamaha 250 e mandò Chili in Giappone a valutare la nuova moto ed eventuali modifiche. Al suo ritorno Frankie disse che la moto era tutto sommato competitiva ma che in pista aveva trovato un collaudatore veloce e talentuoso. Tale Tetsuya Harada, che su suggerimento di Chili venne preso dal team.

Frankie aveva davvero ragione perché nella prima stagione completa nel Mondiale, su piste mai viste e contro avversari molto agguerriti, Harada firmò una stagione memorabile conquistando il titolo. Mentre Frankie terminò soltanto 10°. Al termine del ‘93 il Team Valesi Iberna chiuse i battenti e Chili terminò la sua parentesi con la 250 per passare nel ‘95 nella SBK con il Team Gattolone di Andrea Merloni e iniziare un altro bellissimo capitolo della sua storia.

Chili: "La classe di mezzo era un gruppo selvaggio"


A questo punto è giusto sentire dalla sua voce il racconto di questo bellissimo triennio in 250.

Frankie, cosa ricordi del tuo passaggio dalla 500 alla 250?

“La 250 era una classe di grandissima competitività con moto fantastiche di cento chili per cento cavalli e con tanti italiani protagonisti. Da Cadalora a Reggiani, da Capirossi a Biaggi e Romboni. Le gare erano tutte battaglie in gruppo selvaggio fino alla bandiera a scacchi. Witteveen aveva appena iniziato a sviluppare il suo motore a valvola rotante e io gli regalai la primissima vittoria ad Assen al termine di una gara combattutissima”.

Con tanti italiani a giocarsi la vittoria, com’erano i rapporti tra voi connazionali?

“Nel ‘92 avevo Biaggi in squadra e proprio nel GP di casa al Mugello mi buttò fuori alla prima esse rovinandomi una gara importantissima. Decisamente ognuno pensava per sé. Firmai tre vittorie e chiusi terzo in campionato, e ora lo posso dire”.

Cosa?

“Corremmo metà stagione con tutti i parametri sbagliati perché uno dei miei strumenti di rilevazione era rotto e dava valori completamente sballati”.

Nel 1993 ci fu il trasferimento alla Yamaha: come andò il passaggio dall’Aprilia alla moto giapponese?

“Lo sponsor Telkor convinse Valesi a passare alla Yamaha e mi mandarono a fare un test in Giappone prima di decidere. Io mi presentai sulla pista della Yamaha e con me c’era il loro collaudatore. Iniziai a prendere confidenza con questa moto, che mi piacque subito e quindi nel pomeriggio iniziai a tirare ma c’era un problemino. Il loro collaudatore girava sempre più forte 31 di me e mi passava a destra e a sinistra. Allora mi fermai ai box e feci le ultime regolazioni di fino per tornare in pista e togliermi di mezzo questo fastidioso pilota di casa. Incredibilmente fu lui a starmi ancora davanti per pochissimi decimi e lì commisi un altro errore”.

Parlasti bene di quel pilota...

“Appena tornato a casa dissi che la moto era OK e che c’era un pilota giapponese, tale Harada, che andava fortissimo e che l’avrei preso subito. Infatti lo presero e Tetsuya continuò ad andare fortissimo tanto da vincere il Mondiale!”.

Dopo quel 1993 finì anche la tua esperienza nella 250.

“Purtroppo nel ‘94 il Team Iberna si ritirò e io mi ritrovai a piedi. Feci qualche gara in SuperMono e soprattutto un bellissimo GP in 500 al Mugello dove rischiai di partire in pole con una Cagiva ormai ferma da un anno e presa dal salotto di Castiglioni. Poi conobbi un fantastico appassionato ex pilota che aveva allestito un team privato in SBK: era il Team Gattolone e lui era Andrea Merloni che purtroppo è scomparso giovanissimo tempo fa. E questa notizia mi ha davvero tramortito. Andrea è stato un amico e un grandissimo appassionato, lucido, coraggioso e visionario. Infatti dopo il Gattolone decise di costruire una bellissima tre cilindri per riportare in luce il leggendario marchio Benelli. Con lui abbiamo perso davvero un grande personaggio”.

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