Duelli da leggenda: Capirossi e Kocinski, campioni al debutto

Duelli da leggenda: Capirossi e Kocinski, campioni al debutto© Milagro

L'imolese e lo statunitense conquistarono il titolo, in 125 e 250, al primo anno intero nel Mondiale, e lo fecero alla stessa maniera: completando a Phillip Island una rimonta apparentemente impossibile, tra botte e presunti sabotaggi

19.12.2021 ( Aggiornata il 19.12.2021 19:45 )

Affacciarsi sulla scena mondiale e vincere subito il titolo è un fatto più unico che raro, figurarsi a 17 anni, quando i tuoi rivali di anni ne hanno 24 e 31 e alle spalle hanno diverse stagioni iridate. Protagonista di questo quadro che sembra più favola che realtà è Loris Capirossi, capace di iniziare la sua carriera con il “botto”. Non aveva ancora compiuto 17 anni quando, il 25 marzo 1990, si schierò sulla griglia di partenza di Suzuka, e dalla ventiseiesima casella risalì fino a portare a casa un positivo sesto posto con la Honda RS125R del Team Pileri. Ne aveva invece 17 e 165 giorni quando si presentò in griglia di partenza all’ultimo GP della stagione a Phillip Island, in piena lotta per il titolo.

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Capirossi, iridato 125 al primo colpo 


Ma come era arrivato a essere uno dei pretendenti al titolo quel ragazzino nuovo nel Mondiale? Dopo il primo GP Loris aveva iniziato a prendere bene le misure, tanto da assaggiare il podio già alla terza uscita stagionale, a Misano, restando nei primi tre anche nelle tre gare successive. Nei primi nove GP Capirossi salì sul podio cinque volte, e la vittoria arrivò al decimo tentativo, a Donington Park. Due gare più tardi, però, la sua lotta verso il titolo sembrava però essere finita. La caduta a Brno, infatti, apparve una porta sbarrata verso i sogni di gloria, ma vincendo in Ungheria, Loris tornò subito in gioco. Era il 16 settembre, il Mondiale faceva tappa in Australia e sullo spettacolare tracciato di Phillip Island andava in scena la lotta a tre per il titolo iridato della classe cadetta: Stefan Prein, classe 1965, con 169 punti, seguito dal ragazzino di Borgo Rivola, distante sette punti, e da Hans Spaan, classe 1958, terzo a nove lunghezze e autore della pole position. Il tedesco recitò da comparsa, perché venne messo fuori gioco al via da un contatto involontario con Alessandro Gramigni, che ruppe la leva del cambio di Prein, costringendolo al ritiro. Uno sviluppo che significava soltanto una cosa per “Capirex”: un avversario in meno. A quel punto tutti gli occhi erano su Spaan.

La leggenda narra che per aiutare Loris si mise in marcia la pattuglia italiana composta dai “fratelli maggiori”: Fausto Gresini, suo compagno di squadra, Doriano Romboni (velocissimo pur con una Honda poco più che “affittata” per l’occasione) e Bruno Casanova, i due piloti che salirono sul podio proprio alle spalle del più giovane campione del Mondo della storia. In realtà, a svolgere il vero gioco di squadra fu proprio Gresini, che rallentò Spaan ove possibile per far sì che Capirossi recuperasse terreno nella fase più complicata. All’olandese saltarono i nervi, tanto che durante la gara rifilò un pugno sul casco di Gresini. Un gesto che peraltro gli fece perdere posizioni. Il gran finale fu in volata, come consuetudine (di ieri e di oggi) nella classe più piccola. Con cinque piloti, raccolti in carena, che si lanciarono sul lungo rettilineo in discesa: Capirossi tagliò il traguardo per primo, davanti a Casanova per poco più di due decimi, Romboni, Spaan e Gresini. Fu il capolavoro di Capirossi, che si prese gara e titolo della 125. Per un’impresa indimenticabile.

La lotta tra Kocinski e Cardus in 250


In Australia si decise anche la classe di mezzo, dove i pretendenti erano John Kocinski e Carlos Cardus. Lo spagnolo arrivava da leader per soli cinque punti. L’americano della Yamaha di Kenny Roberts – alla prima stagione intera nel Mondiale 250, dopo wild card vincenti nei GP Giappone e USA e dopo una presenza in 500 in Belgio – era il favorito fin da inizio stagione, ma Cardus contava su un team efficientissimo, con l’ottima Honda NSR e George Vukmanovich capotecnico, uno dei più prestigiosi del Circus (in precedenza aveva vinto con Freddie Spencer, poi si sarebbe ripetuto con Luca Cadalora e Max Biaggi). Tutto pareva sorridergli: Phillip Island era più favorevole alla sua Honda, e qui nei test Cardus aveva girato con tempi da record. E con l’assegnazione dei punti di allora (20 al primo, 17 al secondo, 15 al terzo) gli sarebbe bastato il secondo posto. Anche per questo Kocinski chiese, invano, a Wayne Rainey di correre la gara della 250 per aiutarlo.

Ma qualcosa andò storto per Cardus, la cui moto fin dalle prove parve meno performante, tanto che lo spagnolo dovette partire settimo mentre John era in pole position. In gara, Cardus non riuscì a stare in scia all’americano, vincitore, e le cose degenerarono a due giri dalla fine, quando il cambio cedette e lo spagnolo si dovette ritirare.

Il ritorno in pit lane resta l’immagine simbolo di quel duello: Cardus rientrò come una furia, scese e mollò un calcio alla moto, poi puntò il dito contro il suo capomeccanico, accusandolo di sabotaggio. Il motivo? Nel 1991 Vukmanovich sarebbe passato alla struttura di Erv Kanemoto – con Cadalora – che avrebbe avuto la Honda factory soltanto in caso di mancato titolo di Cardus, il quale da campione avrebbe avuto diritto alla moto ufficiale. Un’ipotesi che però non ha mai avuto riscontri provati.

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