SIC, Paolo Simoncelli: “Un film emozionante, ne vale la pena”

SIC, Paolo Simoncelli: “Un film emozionante, ne vale la pena”

Il papà del compianto Marco, all’anteprima del documentario, ha raccontato la forza mostrata dal figlio e ha spiegato quali sono i motivi per cui andare al cinema

13.12.2021 20:38

In una giornata milanese con un tiepido sole autunnale si è svolta l’anteprima di SIC, il documentario Sky Originale sul pilota Marco Simoncelli (qui il trailer), la cui scomparsa risale ormai a dieci anni fa. Diretto da Alice Filippi, viene fatto un ritratto umano e sportivo di Marco, quel ragazzo di Coriano che è rimasto indimenticato nel mondo del motociclismo e nel cuore di moltissimi appassionati, di cui vengono riportate la simpatia, le difficoltà ma anche la gioia di aver realizzato il suo sogno più grande.

Il dietro le quinte iniziale


All’evento non poteva non essere presente, in rappresentanza della famiglia, il "babbo" Paolo Simoncelli, che ha ammesso: “Avevamo già ricevuto altre proposte, di fare qualcosa su Marco, poi si è presentata questa ragazza (riferito alla regista Alice Filippi, ndr). Allora ho cominciato a martellare un po' la mamma (Rossella, la moglie) che Marco era diventato una leggenda, abbiamo anche fondato una Fondazione non potevamo nasconderci. Dovevamo alimentare questa leggenda per tenere Marco vivo”. Così è ruscito ad avere l’ok e i lavori per questo documentario sono cominciati: “Queste persone mi hanno trasmesso tanta energia e voglia di fare questo film, siamo riusciti a superare lo scoglio della mamma. Le è piaciuto tanto. Per me che ho rischiato il divorzio è andata bene”.

Come mai hai accettato questa proposta?

“La mamma vorrebbe tenere Marco tutto per sé, non far uscire niente dalla famiglia. È stato un confronto abbastanza duro. Poi alla fine sia Roberta (Trovato) sia Alice (Filippi) con anche la loro dolcezza, ci hanno trasmesso un po’ di serenità e l’idea che avrebbero voluto fare un bel lavoro”.

Come descrivi questo documentario?

Per me è emozionante, perché l’ho vissuto. Una cosa che mi è tornata alla mente è stato il momento brutto, quello in cui Marco è andato in crisi, perché non me lo ricordavo così profondo, ma effettivamente lo era stato".

Quando Marco aveva pensato addirittura di smettere, in 250.

È stato un momento che io e la mamma abbiamo faticato a gestire perché per i figli quello che dicono i genitori non conta nulla. Allora abbiamo dovuto trovare, attraverso Malabrocca (Sanzio Raffaelli, suo meccanico) e Aligi Deganello (il capotecnico), queste persone che ci hanno aiutato a superarlo, perché lui si fidava di loro. Le stesse cose che dicevamo noi dette da altri avevano un altro effetto. Comunque la forza che ha dimostrato è stata veramente impressionante, perché Marco era uno che attorno a sé voleva tranquillità, serenità e quando partiva da casa per le gare doveva sapere che tutti stavamo bene: il babbo, la mamma, la sorella, la nonna. A quel punto diventava davvero incredibilmente forte".

Perché le persone dovrebbero vedere questo film?

Gli appassionati per rinfrescarsi un po’ la memoria. Poi dato che sarà al cinema, anche le persone che non lo conoscevano, quelle che non l’hanno vissuto da vicino e che ne hanno solo sentito parlare, e anche i bambini. Vengo fermato da genitori che dicono ai figli: “Ma lo sai chi è quello? È il babbo di Simoncelli”. Magari se portano questi bambini al cinema capiscono chi era questo ragazzo. Poi è un bel film. Io penso che ne valga la pena”.

L’intervista integrale vi aspetta in edicola la prossima settimana, sul numero 51 di Motosprint.

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