Misano 1989, la doppia intuizione di Ezio Gianola

Misano 1989, la doppia intuizione di Ezio Gianola© Fraternali

Il lombardo vinse grazie a due idee decisive: "Rovesciai il corso degli innesti del cambio per arrivare meglio al Tramonto, e in gara ingannai Spaan con un’esitazione all’ultima curva"

06.09.2021 ( Aggiornata il 06.09.2021 21:44 )

Le durissime gomme Michelin erano davvero ostiche da “masticare”, in particolare l’anteriore, ma Ezio Gianola seppe trarne il meglio, portandole al limite dell’aderenza offerta, guidando la Honda 125 come nessuno sapeva fare. Il primo successo datato 1989 fu storico, poiché ottenuto a Suzuka, in faccia ai vertici giapponesi che avrebbero desiderato la vittoria di un connazionale. Ezio fu il primo italiano a conquistare un Gran Premio nella terra del Sol Levante ed entrò in lizza per il Mondiale della ottavo di litro a due tempi, confrontandosi con JJ Cobas, Derbi, Aprilia e le “colleghe” NS 125 messe in pista dalla Casa dell’Ala dorata.

Con buoni piazzamenti colti in Australia e Spagna, Gianola si presentò all’appuntamento del Santamonica con il desiderio di vincere ancora: “L’impresa giapponese fu grandiosa, indimenticabile - il ricordo del protagonista, oggi 60 anni - perché riuscii a mettere in riga ben nove rivali nipponici equipaggiati di Honda ufficiali. Ero forte e carico, nonostante evidenti problemi accusati con le Michelin, dure come sassi e dal limite difficile da percepire. Lavorando di fino sulla forcella e guidando con una tecnica tutta mia, vinsi a Suzuka, andai forte a Phillip Island e a Jerez. Però io desideravo ancora il gradino più alto del podio; era un obiettivo realizzabile a Misano, pista amica, su cui avevo già fatto benissimo”.

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Il GP Nazioni di quel 1989 si corse “al contrario”, o meglio nel senso originale, antiorario, del tracciato romagnolo. Le aspettative dei tifosi italiani erano altissime e si desiderava festeggiare almeno un corridore azzurro iscritto alle quattro classi programmate. Gianola era tra i favoriti della 125: “Al Santamonica accorrevano migliaia di appassionati - Ezio ricorda la grande folla che assiepava i prati e gremiva le tribune – ed era incredibilmente bello correre davanti a un pubblico amico e internazio nale. C’erano alcuni punti della pista in cui si potevano udire le loro urla”.

Preparare al meglio la moto, lavorando sodo nelle prove, per poi attaccare in qualifica e provare il tutto per tutto sabato, eccezionalmente il giorno di gara per le classi più piccole: Ero veloce nella serie di curve sinistrorse del Carro che portavano in piena accelerazione al rettilineo e poi alla staccata del Tramonto - ricorda oggi il vice iridato dell’epoca - ma non ero abbastanza veloce. Il motivo era chiaro: rimanendo in estrema piega per secondi e secondi, non potevo cambiare agilmente le marce. Il piede sinistro rimaneva tra pedana, leva del cambio e asfalto, perciò per poter inserire un rapporto dovevo rialzare rapidamente la moto, agire con la punta e riabbassarmi. Era un’azione laboriosa e nemmeno troppo proficua. Così, per guadagnare tempo e spazio, mi venne un’idea”.

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Gianola viene ricordato come un pilota-innovatore: dalle leve del freno e della frizione “a banana” prese in prestito dal Cross, a uno stile di guida allungato verso l’avantreno, rivelatosi proficuo nei tempi moderni. Il colpo di genio decisivo per Misano ‘89 fu realizzato con la collaborazione del suo meccanico, il già noto Mario Ciamberlini, decisivo per i trionfi di Franco Uncini: “Avevo calcolato che, in ogni cambiata, perdevo tra i due e tre decimi, perché scomponevo la moto e non facevo strada. Avendo due Honda nel garage, dissi a Mario Ciamberlini di fare due cose: rovesciare il funzionamento del cambio ‘stradale’, mettendo la prima in alto e i successivi innesti in basso; dato che dovetti imparare nuovamente gli automatismi in sella, faticando con il piede destro in staccata, gli chiesi pure di bloccare il freno posteriore, così non avrei potuto usarlo. Considerando le due modifiche apportate, posso dichiarare di aver innovato tecnica di guida e conseguente stile in sella, con tempi sul giro decisamente migliori, Nella notte alla vigilia della gara, però, Mario non chiuse occhio, perché pensava a quelle modifiche così strane”.

Il Gran Premio si rivelò una battaglia tra il lombardo del Team Pileri, l’olandese Hans Spaan (Honda), lo spagnolo Alex Criville su JJ Cobas (fresco di nomina a vincitore più giovane di un GP iridato) e il pilota Aprilia Fausto Gresini. Seminato quest’ultimo, volato a terra Criville nel finale, in lizza per il successo si ritrovarono Ezio e Spaan: “Sapevo che mi avrebbe attaccato all’ultimo giro, mica ero pirla (ride). Feci una manovra intelligente: alla Brutapela, anziché entrare velocissimo, esitai quel tanto da far rallentare Spaan, attaccato al mio codone. Poi, aprii tutto e andai a vincere, beffandolo per un’inezia. Suggellai il weekend presentandomi da leader della classifica e uscendo dal Santamonica con in tasca il primato temporaneo. Temporaneo, perché? Ce lo spiega lo stesso Gianola: “Tribolai con le gomme per tutto il resto della stagione. Alcuni avversari passarono da Michelin a Dunlop, io dovetti mantenere il rapporto con la Casa di Clermont-Ferrand. Ciò mi costò, forse, il titolo mondiale. Riuscii a salire sul podio in altre quattro occasioni, ma non sul gradino più alto. Però tengo nel mio cuore l’affermazione colta al Santamonica: erano presenti i vertici di Honda Italia e di Tokyo, il proprietario del team, gli sponsor e tanti addetti del settore. Tutti se la ricordano, quella gara. Rimane una delle maggiori soddisfazioni”.

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