I "Sorpassatori" più feroci del Motociclismo

I "Sorpassatori" più feroci del Motociclismo© GettyImages

Indipendentemente da vittorie e non, i nomi elencati detengono doti fuori dal comune nel superare i rivali

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02.01.2024 ( Aggiornata il 02.01.2024 10:10 )

Ah, il sorpasso, gesto sublime dello sport che, applicato alle due ruote, è addirittura da considerarsi forma d'arte. Superare l'avversario - o gli avversari - non è affatto semplice a bordo di una motocicletta, perché bisogna sommare la volontà dell'attaccato di resistere all'attaccante, oltre al limite di moto, gomme e pista. Uscire dai confini e ritrovarsi nelle vie di fuga è atto da evitare e, nell'elenco ivi proposto, si tiene conto del puro talento citano, indipendentemente dai titoli vinti o non vinti. Esempi di fuga solitaria quali Giacomo Agostini e Freddie Spencer, tralasciati, spiegano il senso dell'articolo.

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Phil Read, il "cattivo" britannico

Veniva ricorcado con epiteti e soprannomi poco lusinghieri, tuttavia - dicono - calzanti al personaggio. Phil Read passava da "filo di ferro" a "figlio di buona donna", proprio perché quando decideva di entrare, se ne infischiava di eventuali contatti e carenate.

Anzi, a dispetto del pericolo, l'inglese provava addirittura compiacimento nel sentire carene e corpi altrui picchiare contro la propria moto o, perché no, ginocchia e braccia. Con la Yamaha il nativo del Bedfordshire faceva un po' paura, ma con la MV Agusta incuteva reale timore. Ecco il motivo per cui chi lo ha conosciuto, lo ricorda previo grosso rispetto.

Loris Capirossi, tutto o niente

Puro "racer", Loris Capirossi faceva del coraggio una delle sue principali qualità. Espressosi ad alto livello immediatamente in 125, competitivo in 250, in crescita nella 500, poi tornato in dueemmezzo, ancora nella mezzo litro, infine in MotoGP.

Due o quattro tempi? No problem per  Capirex, originario a mezzo passo da Imola, circuito dove si impara davvero a superare il nemico, ops, l'avversario. Il numero 65, iconico, ha messo in pista un cuore enorme, al pari di attributi così. Andando anche incontro a episodi come il contatto condiviso con Tetsuya Harada in Argentina nel 1998, uscendone con alloro di classe e ragioni del caso.

Valentino Rossi, l'attimo fuggente

Da dove cominciamo con Valentino Rossi?! Jerez 2005 MotoGP, tamponamento sferrato a Sete Gibernau all'ultima curva a precedere la bandiera a scacchi?! Sì, episodio rimasto in cima alle visualizzazioni per anni. Vi è piaciuto l'ingresso  - con divagazione nella via di fuga, è giusto ricordarlo - di Laguna Seca 2008 ai danni di Casey Stoner?! Fantastico.

Però, vista da qui, in quanto a pulizia e correttezza della manovra, nulla supera (già) Barcellona 2009. Tornata finale del Gran Premio di Catalunya, pochi metri da completare e traguardo in vista, piega destrorsa e veloce fino al "zac", fendente improvviso, che ha lasciato il maiorchino di sale e battuto. Uno dei sorpassi più belli di sempre.

Marc Marquez, il "menefreghista"

Malgrado critiche, insulti e quant'altro, Marc Marquez è rimasto e rimarrà, pensiamo, sé stesso. Che vuol dire? Vuol dire che non gliene cale granché di aver "imitato" Valentino Rossi a Jerez, ancora su Jorge Lorenzo nel tornante dedicatogli, lo stesso dove Sete Gibernau patì il colpo. 

Chissene se anche a Laguna Seca ha fatto come il numero 46, prpprio sul numero 46. MM93 piace così com'è, temerario e costantemente al cento per cento. Altrimenti, non sarebbe l'asso che conosciamo. A proposito di sorpassi, micidiale le imprese in Moto2 di Phillip Island 2011, dalla casella 38 al terzo gradino del podio, Giappone 2012, da ventinovesimo a primo, Valencia dello stesso anno, dalla trentatreesima posizione alla vittoria.

John Surteess, 2 o 4 ruote? No problem

Questo era bravo davvero, poiché capace di farsi largo e vincere sia nel Motomondiale che in Formula 1. Sir John Surteess, Signore & Signori, vero gentleman fuori dai cordoli e tremendo tra i cordoli stessi, per sorpassi compiuti con due o quatto ruote, a prescidere.

Riprendere le misure tra una tipologia di veicolo e l'altra è cosa per pochi, lui ci è riuscito bene. Il pilota britannico è inserito tra i migliori di sempre, certo in virtù dei risultati ottenuti, al pari delle capacità di adattamento da mezzi meccanici assai differenti e comunque condotti al limite.

Kevin Schwantz, il visionario texano

Potrebbe bastare l'entrata su Wayne Rainey, e il paragrafo su Kevin Schwantz sarebbe bell'e completo. Invece no, anche se quella classe 500 edizione 1991 e l'ingresso al Motodrom di Hockenheim restino - probabilmente - la quintessenza della guida esibita dal texano, che a volte immaginava di andare lungo, per poi frenare all'ultimo istante e oltre.

Staccata a una mano destra, piede del medesimo asse a pestare il posteriore, avantreno infossato, retrotreno balzellante a destra e manca. Teoricamente, una dinamice del genere si conclude con un lungo, oppure, con una curva affrontata a bassa velocità. Macché, la Suzuki numero 34 tenne dietro la Yamaha campione del mondo, annichilendola al traguardo.

Michael Doohan, l'essenziale

Preferiva inscenare la fuga ma, quando era necessario, sapeva superare deciso. Michael Doohan ha compiuto pochi sorpassi in carriera, perché nelle stagioni valevoli di iride, costruiva praticamente sempre le vittorie partendo in pole e concludendo in testa.

Ma parliamo di un australiano che sapeva sorpassare, altroché. Però, preferiva pensarci una volta, poi mai più. Per lui duellare e scambiare posizioni reciprocamente, si trattava di tempo perso. A meno che non si trovasse in compagnia di John Kocinski, Wayne Rainey, Kevin Schwantz e Alex Criville. Bè, no: lo spagnolo viene ricordato meno volentieri: ricordate Eastern Creek 1996? La Honda tirò a terra una seconda Honda, che poi era la prima. Ne giovò Loris Capirossi.

Regis Laconi, il selvaggio francese

Era italo-francese, per la precisione. Regis Laconi, con origine sarde ma nato a Saint Dizièr, sapeva sorpassare, quasi sempre con il posteriore in salto e ruota a 25 centimetri da terra. Sapete una cosa dl lui? Riuscì a vincere una gara in 500 a Valencia nel 1999 e in più occasioni della differente SBK.

Gli è mancato un pizzico per titolarsi, ma attenzione al dato: nel Curvone Biassono di Monza, a bordo della Ducati 999, deteneva il record di velocità in percorrenza: qualcosa come 271 chilometri orari rilevati all'uscita, che precedeva la Variante della Roggia, affrontata comunque rapidamente.

Anthony Gobert, interno ed esterno

Gli avran pur dato del "matto", ma era un manico esagerato, capace di oltrepassare limiti meccanici e della fisica. Anthony Gobert, australiano approdato in Europa e andatosene lasciando il segno, in doti di guida secondo era a nessuno.

Poi, sì, esagerava, ma perché indomito e sprovvisto di una solida strategia. Per lui il sorpasso era più importante del risultato finale, che fosse compiuto all'interno o all'esterno, come se la questione fosse contro l'avversario e non in termini di classifica. E lo era. Il "Go Show" durò poco, però bene: se ne ricordano Aaron Slight in SBK e Darryl Beattie in 500.

Carl Fogarty, inglese in stile Tourist Trophy

Dunque, lui stesso lo ha ammesso, però anni dopi non esserci più andato: il Tourist Trophy è gara bella, però folle. Quanto è passato definitivamente ai più sicuri cordoli accompagnati da vie di fuga, Carl Fogarty non si è più voltato, come se alle sue spalle fosse stato creato un vuoto.

E in gara gli piaceva fare così, benché fosse pronto tutto pur di superare. Basterebbe chidere a Pierfrancesco Chili, oppure a Lothar Kraus, doppiato e ritrovatosi in traiettoria del Re britannico. Si trattava di Nurburgring SBK 1999, finita in successo per l'inglese, e caduta per il tedesco, buttato giù senza pietà, e la foto lo spiega: che cavolo ci facevi lì in mezzo?! 

Brad Binder, l'aerodinamico

I piloti giurano come sia impossibile o difficilissimo effettuare sorpassi nell'attuale MotoGP, in quanto pesantemente condizionata da elettronica, aerodinamica e gomme uguali per tutti. Sarà, ma Brad Binder interpreta la categoria "al contario", ovvero, saltando i rivali spesso e volentieri.

E lo fa di traverso, azione ancor più difficile, proprio perché la volontà di telaio e alettoni sarebbe di mantene ruota anteriore e posteriore sullo stesso asse. Il sudafricano, vero talento a servizio della KTM, è uno dei protagonisti più divertenti da ammirare.

Troy Bayliss, lo squarciagole

Il mitico Giovanni DI Pillo lo ammise ripetutamente: "Ho urlato tanto nelle mie telecronache, ho rischiato di perdere la voce, ma Troy Bayliss mi fece esagerare, specialmente a Monza 2000. Saltar a piè pari gente del calibro di Frankie Chili, Akira Yanagawa, Noriyuki Haga e Colin Edwards".

Giusto, come è vero che l'australiano ha poi correttamente impostato le traiettorie della Prima Variante, a dimostrare la misura per mezzo della quale saltò gli avversari. Per il "carrozziere" della SBK Monza era una novità, e un conto è sopravanzare un avversario, un conto è farne fuori quattro.

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