MotoGP, tutti vogliono le italiane: è finito il tempo di Honda e Yamaha

MotoGP, tutti vogliono le italiane: è finito il tempo di Honda e Yamaha© Luca Gorini

Se prima erano le giapponesi ad avere il lusso di “scegliere” i piloti, ora viste le qualità dimostrate, sono le italiane che hanno questo privilegio

13.02.2023 ( Aggiornata il 13.02.2023 16:21 )

Da diverse stagioni il vento sta soffiando sempre più verso la nostra penisola, e con la vittoria del mondiale 2022 il tutto è più focalizzato su Ducati, senza però tralasciare Aprilia. C’è sempre stata un'egemonia giapponese nella MotoGP, infatti le squadre del sol levante vincendo hanno attirato l’attenzione, sia dei piloti che di tutto il mondo circostante. Ora il perseverare da diversi anni a questa parte delle italiane sta portando i suoi frutti.

Tutti vogliono essere nei team tricolori


Forse una delle vittorie più importanti, oltre a quelle in pista, è quella di aver conquistato “gli occhi” dei protagonisti, ovvero i piloti.

Loro cercano costantemente la vittoria e di conseguenza prediligono moto competitive. Aprilia e la casa di Borgo Panigale lo sono diventate con il tempo e questo può fruttare nel lungo periodo perché avranno, appunto, il lusso di potersi permettere di scegliere “al primo giro” – usando un termine utilizzato nelle trattative di mercato degli sport americani – piloti di talento. Facendo un esempio concreto: se la Honda non performerà più e non garantirà la vittoria (o perlomeno un risultato) a Marc Marquez, lui stesso sarà il primo a strizzare l’occhio alla rossa e alla moto di Noale. Questo un tempo richiedeva mesi, se non anni, di corteggiamento e ulteriori “premi” nel contratto per far si che il pilota accettasse.

Il vivaio


Lo scorso anno Yamaha ha perso il suo team satellite RNF di Razlan Razali, scegliendo di passare ad Aprilia. Se ne è parlato tanto e discusso su l’importanza che una squadra factory ne abbia una minore perché è soprattutto un banco di prova per i talenti emergenti da vestire poi con i colori ufficiali.

Ducati ha costruito il suo potere proprio con questa filosofia del vivaio, arrivando a fornire i prototipi a ben tre team satelliti, dando spazio a quindi sei piloti. Dall’Igna e la dirigenza stanno cercando di creare una vera e propria scuola per portare sempre più piloti nel team ufficiale, facendo una selezione e garantendo un livello sempre più alto di chi sale in sella alle moto. Si è venuta a formare una piramide che i piloti cercano di scalare, dove alla base ci sono Gresini, VR46, Pramac e in testa Ducati Lenovo team o Aprilia.

Un lavoro svolto e pianificato egregiamente dai team italiani che dopo sconfitte e bocconi amari si sono ripresi quello che gli spettava da tempo.

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