Ferro e calamita della MotoGP: dove ci sono guai, c'é Marc Marquez

Ferro e calamita della MotoGP: dove ci sono guai, c'é Marc Marquez© Luca Gorini

Volente o nolente, l'otto volte iridato "attira" i momenti più duri del weekend. Il numero 93 guida e vive in un limite sottile, invisibile ma evidente

16.06.2023 20:19

Non l'ha fatto apposta, assolutamente no, ma era lì, ancora lì. Marc Marquez ha perso la Honda in frenata, cadendo. Evento già registrato più volte, solo che al Sachsenring è stato sfiorato un dramma: la RC213 V del catalano ha centrato in pieno la Ducati di Johann Zarco. Avete letto bene: una moto ha preso l'altra, per fortuna. Altrimenti...

MotoGP del Sachsenring, ha sbagliato Marquez o Zarco?

Ripetedendo sino alla noia che Marc abbia - per sua stessa ammissione - sbagliato, non è stata una manovra volontaria. Marquez, anzi, spiega come dovesse Johann Zarco a tenere alta l'attenzione nell'uscita dalla corsia dei box, perché in quel punto, a precedere la staccata della prima curva, si registrano spesso scivolate.

E' andata così: l'otto volte iridato ha staccato duro, sino a perdere il controllo della quattro cilindri di Tokio. Questa, una volta perse mani e piedi del pilota, ha proseguito la corsa sull'asfalto tedesco, andando a centrare la Desmosedici Prima Pramac del francese, sfiorandolo. Per fortuna, come detto, non abbattendolo.

E' inutile ipotizzare quali sarebbero state le conseguenze in caso di impatto diretto. Più che altro, serve riflettere sull'incidente: chi ha torto o ragione? Uno dei due, nessuno dei due? Chi ha, invece, ragione? Uno dei due, nessuno dei due. Dicesi "fatalità", finita bene. Una cosa è certa: tutti coloro escano dai box, da domani si guarderanno attorno.

Marquez c'è: sì, ma negli "impicci"

La buona fede di Marc è evidente quando parla di una Honda in difficoltà. Basti monitorare i rendimenti degli altri piloti dell'Ala dorata: vien da chiedersi come abbia potuto vincere e fare podio Alex Rins ad Austin. Risultati più che meritati per il catalano LCR, ci mancherebbe. Per il resto, avete visto. C'è buona fede in Marquez anche mentre ci mette l'anima per regalare a sé stesso e al team Repsol piazzamenti che rispecchino CV e rispettivi blasoni. Il trentenne di Cervera ce la mette tutta, senza risparmiarsi. Tutto ciò, però, porta a controindicazioni. 

Citiamo l'incidente di Portimao, dove la punta HRC buttò giù Miguel Oliveira. Mica lo fece apposta. Ne seguì un infortunio, ma anche il tormentone sul (teorico) doppio Long Lap Penalty comminato in una forma rivelatasi erronea, da scontare e mai scontato. Marc era su tutte le pagine, ancor di più delle scintille scambiate con Pecco Bagnaia nella Sprint di Le Mans. Perché "tutte a lui"?

La polarizzazione di Marc è particolare. Sembra un pezzo di ferro che attira la calamita. Anzi, no: sembra una calamita che attira il ferro, sì, altrettanto attira le calamità. Il suo stile di guida, noto e unico, spettacolare e borderline, va a braccetto con il limite cercato in ogni situazione, magari inconsciamente, ma cercato. E trovato, evidentemente. Nemmeno la calamita lo fa apposta, è nella sua natura attrarre a attirare. Sebbene non lo faccia apposta, il più vincente del paddock è anche il più discusso. E sempre sarà così, perché così sempre è stato.

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