Honda, poche idee ma confuse in MotoGP: l'unica certezza è Marquez

Honda, poche idee ma confuse in MotoGP: l'unica certezza è Marquez

Ali "copiate" da Ducati, usate poi accantonate, aerodinamica ispirata ad Aprilia, equilibrio prestazionale instabile: nel passato HRC faceva scuola, oggi può solo vantare il miglior alunno del campionato, ma basterà per vincere ancora?

15.10.2022 ( Aggiornata il 15.10.2022 04:19 )

Sì, sembra che Honda stia palesando segnali di risveglio, portando avanti un Gran Premio di Australia MotoGP con toni prestazionali interessanti. Il team Repsol HRC appare finalmente competitivo e centrato ma, se andiamo a guardare bene la situazione, è sempre Marc Marquez a dettare il passo tra i quattro rappresentanti dell'Ala dorata. Ehi, a proposito di ali: avete notato le piccole appendici montate sulla RC 213V numero 93?! Certo, e scommettiamo che giurereste di averle già viste.

Alette sì, alette no: Honda "copia" Ducati, poi mette da parte l'idea

Certo che avete già visto le piccole ali di cui parliamo qui sopra. Le ha varate Ducati, fornendole a (quasi) tutti i propri assistiti. Dapprima criticate poiché ritenute eccessivamente innovative e antiestetiche, queste appendici risultano invece utili, originali e funzionali.

Honda le ha notate, eccome se lo ha fatto. In verità, anche Aprilia e Suzuki hanno portato in gara soluzioni simili, ma "simili" non significa uguali. La RS-GP di Lorenzo Savadori proponeva una singola ala, la GSX-RR ne contava due, comunque dal disegno piuttosto singolare.

Contrariamente, la quattro cilindri di Tokio - attenzione però: esclusivamente la moto preparata per Marc Marquez - ieri aveva quattro piccoli pezzi che, se osservati bene, ricordano davvero l'idea lanciata dagli ingegneri di Borgo Panigale. L'otto volte iridato le ha usate, per poco. Oltre a diversi dettagli aerodinamici visti nella parte frontale e ai lati carena, le alette, abbandonate oggi. Il resto delle evoluzioni è stato "promosso", la "scopiazzatura" meno, malgrado parole promettenti in tal senso. Per ora.

Volere Volare è sempre Marquez l'arma di Casa Honda

Volente o Nolente, verrebbe da dire. Naa, volente, volente. Honda è assai gelosa del suo attaccante, l'unico capace di tenere in alto i colori e la sigla del Marchio. Infortuni o assenze, moto "pasticciata" o mal riuscita, Marc è sempre veloce, magari non ancora dove lo ricordiamo e nelle posizioni che egli stesso vorrebbe ricoprire, tuttavia è veloce.

E qui, confusione tecnica in parte descritta, a cui aggiungiamo un propulsore che scalda come un termosifone, un avantreno ballerino e instabile, un telaio che ha necessitato del forcellone realizzato da Kalex, in Giappone e Catalogna sanno di avere un punto fermo. Marquez.

Basterà per tornare a vincere i Gran Premi? Probabilmente sì, se il pilota starà bene fisicamente. Sarà sufficiente per riportare il mondiale nel garage ufficiale? Diciamo che... non lo sappiamo, perchè in primis serve ritrovare podio e singola vittoria. La cosa che rimane è questa qui in basso.

Honda faceva scuola, oggi impara dagli altri

La storia lo racconta: dalla NR500 a pistoni ovali, alla cinque cilindri RC 211V, passando dalla gesfione elettronica robotica, ai materiali realizzati previo una super ricerca tecnologica. Honda Racing Corporation ha sempre innovato, inventato, anticipato, modificato.

A volte, "forzando" i regolamenti, condizionando i concetti dei competitor, spendendo soldi e senza badare a spese. A Tokio, per mezzo dei team allestiti, hanno segnato strade mai esplorate prima, mostrando una potenza di fuoco impressionante e, a volte, inarrivabile.

Oggi funziona diversamente. E' successo che le noie e le assenze registrate e patite da Marc abbiano costretto i progettisti a pensare in una moto versatile e sfruttabile dagli "altri", considerati umani e non l'alieno Marquez. Teoricamente, poteva andar bene. No, va male, e la cosa peggiore è apprendere come la nuova RC 213V ricordi Desmosedici e RS-GP. I nippo usano sempre la propria testa, ma il cervello degli italiani adesso è più fino e indirizzato.

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