Ali "copiate" da Ducati, usate poi accantonate, aerodinamica ispirata ad Aprilia, equilibrio prestazionale instabile: nel passato HRC faceva scuola, oggi può solo vantare il miglior alunno del campionato, ma basterà per vincere ancora?
Sì, sembra che Honda stia palesando segnali di risveglio, portando avanti un Gran Premio di Australia MotoGP con toni prestazionali interessanti. Il team Repsol HRC appare finalmente competitivo e centrato ma, se andiamo a guardare bene la situazione, è sempre Marc Marquez a dettare il passo tra i quattro rappresentanti dell'Ala dorata. Ehi, a proposito di ali: avete notato le piccole appendici montate sulla RC 213V numero 93?! Certo, e scommettiamo che giurereste di averle già viste.
Certo che avete già visto le piccole ali di cui parliamo qui sopra. Le ha varate Ducati, fornendole a (quasi) tutti i propri assistiti. Dapprima criticate poiché ritenute eccessivamente innovative e antiestetiche, queste appendici risultano invece utili, originali e funzionali.
Honda le ha notate, eccome se lo ha fatto. In verità, anche Aprilia e Suzuki hanno portato in gara soluzioni simili, ma "simili" non significa uguali. La RS-GP di Lorenzo Savadori proponeva una singola ala, la GSX-RR ne contava due, comunque dal disegno piuttosto singolare.
Contrariamente, la quattro cilindri di Tokio - attenzione però: esclusivamente la moto preparata per Marc Marquez - ieri aveva quattro piccoli pezzi che, se osservati bene, ricordano davvero l'idea lanciata dagli ingegneri di Borgo Panigale. L'otto volte iridato le ha usate, per poco. Oltre a diversi dettagli aerodinamici visti nella parte frontale e ai lati carena, le alette, abbandonate oggi. Il resto delle evoluzioni è stato "promosso", la "scopiazzatura" meno, malgrado parole promettenti in tal senso. Per ora.
Volente o Nolente, verrebbe da dire. Naa, volente, volente. Honda è assai gelosa del suo attaccante, l'unico capace di tenere in alto i colori e la sigla del Marchio. Infortuni o assenze, moto "pasticciata" o mal riuscita, Marc è sempre veloce, magari non ancora dove lo ricordiamo e nelle posizioni che egli stesso vorrebbe ricoprire, tuttavia è veloce.
E qui, confusione tecnica in parte descritta, a cui aggiungiamo un propulsore che scalda come un termosifone, un avantreno ballerino e instabile, un telaio che ha necessitato del forcellone realizzato da Kalex, in Giappone e Catalogna sanno di avere un punto fermo. Marquez.
Basterà per tornare a vincere i Gran Premi? Probabilmente sì, se il pilota starà bene fisicamente. Sarà sufficiente per riportare il mondiale nel garage ufficiale? Diciamo che... non lo sappiamo, perchè in primis serve ritrovare podio e singola vittoria. La cosa che rimane è questa qui in basso.
La storia lo racconta: dalla NR500 a pistoni ovali, alla cinque cilindri RC 211V, passando dalla gesfione elettronica robotica, ai materiali realizzati previo una super ricerca tecnologica. Honda Racing Corporation ha sempre innovato, inventato, anticipato, modificato.
A volte, "forzando" i regolamenti, condizionando i concetti dei competitor, spendendo soldi e senza badare a spese. A Tokio, per mezzo dei team allestiti, hanno segnato strade mai esplorate prima, mostrando una potenza di fuoco impressionante e, a volte, inarrivabile.
Oggi funziona diversamente. E' successo che le noie e le assenze registrate e patite da Marc abbiano costretto i progettisti a pensare in una moto versatile e sfruttabile dagli "altri", considerati umani e non l'alieno Marquez. Teoricamente, poteva andar bene. No, va male, e la cosa peggiore è apprendere come la nuova RC 213V ricordi Desmosedici e RS-GP. I nippo usano sempre la propria testa, ma il cervello degli italiani adesso è più fino e indirizzato.
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