I 10 piloti più carismatici della storia del motociclismo

I 10 piloti più carismatici della storia del motociclismo
Non sono solo i titoli e le vittorie a rendere immortale un pilota, ma anche il suo carattere e la sua capacità di entrare in sintonia con il pubblico. Ecco chi meglio vi è riuscito meglio negli anni
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Il pilota carismatico per antonomasia. Dietro ai successi -  9 titoli e 115 vittorie nell’arco di 25 anni – Rossi è riuscito ad entrare nel cuore di tifosi e non solo grazie alla sua goliardia, alle sue innumerevoli gag post vittorie, il tutto abbinato ad una lunga serie di duelli e rivalità entrate nella storia del motociclismo
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Il pilota carismatico per antonomasia. Dietro ai successi - 9 titoli e 115 vittorie nell’arco di 25 anni – Rossi è riuscito ad entrare nel cuore di tifosi e non solo grazie alla sua goliardia, alle sue innumerevoli gag post vittorie, il tutto abbinato ad una lunga serie di duelli e rivalità entrate nella storia del motociclismo
Barry Sheene

Il motociclismo è fatto di epoche, e quello di Sheene è stata forse quella più libertina e selvaggia, quando ancora i piloti festeggiavano una vittoria con una sigaretta sul podio. Di tale semplicità e libertà Barry è stato un esempio, con la sua folta chioma ed il suo talento, accompagnato da una buona dose di follia. La stessa che lo aiutò a vincere 2 titoli in 500 tra il 1976 ed il 1977, ma anche a procurarsi una serie infinita di infortuni, tanto da detenere il record – non proprio ufficiale – di pilota più fratturato di sempre. Di Barry però restano le immagini iconiche, come quella del suo numero 7 o della sua tuta bianca in mezzo ad una mare di tute nere
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Barry Sheene Il motociclismo è fatto di epoche, e quello di Sheene è stata forse quella più libertina e selvaggia, quando ancora i piloti festeggiavano una vittoria con una sigaretta sul podio. Di tale semplicità e libertà Barry è stato un esempio, con la sua folta chioma ed il suo talento, accompagnato da una buona dose di follia. La stessa che lo aiutò a vincere 2 titoli in 500 tra il 1976 ed il 1977, ma anche a procurarsi una serie infinita di infortuni, tanto da detenere il record – non proprio ufficiale – di pilota più fratturato di sempre. Di Barry però restano le immagini iconiche, come quella del suo numero 7 o della sua tuta bianca in mezzo ad una mare di tute nere
Il motociclismo è fatto di epoche, e quello di Sheene è stata forse quella più libertina e selvaggia, quando ancora i piloti festeggiavano una vittoria con una sigaretta sul podio. Di tale semplicità e libertà Barry è stato un esempio, con la sua folta chioma ed il suo talento, accompagnato da una buona dose di follia. La stessa che lo aiutò a vincere 2 titoli in 500 tra il 1976 ed il 1977, ma anche a procurarsi una serie infinita di infortuni, tanto da detenere il record – non proprio ufficiale – di pilota più fratturato di sempre. Di Barry però restano le immagini iconiche, come quella del suo numero 7 o della sua tuta bianca in mezzo ad una mare di tute nere
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Il motociclismo è fatto di epoche, e quello di Sheene è stata forse quella più libertina e selvaggia, quando ancora i piloti festeggiavano una vittoria con una sigaretta sul podio. Di tale semplicità e libertà Barry è stato un esempio, con la sua folta chioma ed il suo talento, accompagnato da una buona dose di follia. La stessa che lo aiutò a vincere 2 titoli in 500 tra il 1976 ed il 1977, ma anche a procurarsi una serie infinita di infortuni, tanto da detenere il record – non proprio ufficiale – di pilota più fratturato di sempre. Di Barry però restano le immagini iconiche, come quella del suo numero 7 o della sua tuta bianca in mezzo ad una mare di tute nere
Troy Bayliss

Non solo MotoGP. Troy Bayliss infatti è uno degli uomini simbolo della Superbike, la cui storia profuma di motociclismo vecchia scuola. Sbarcato in pianta stabile nel mondiale solamente a 31 anni - in sella alla Ducati 996 del team Ducati Factory - l’australiano entrò nel cuore dei ducatisti già a Monza, con il famosissimo sorpasso alla prima variante su Edwards, Chili, Yanagawa e Haga, per poi laurearsi campione del mondo nel 2001. La leggenda di Troy è alimentata anche dalla vittoria – nelle vesti di wild card - in MotoGP nel 2006, nonché dal trionfale ritorno tra le derivate con altri due titoli, l’ultimo dei quali alla soglia dei 40 anni.
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Troy Bayliss Non solo MotoGP. Troy Bayliss infatti è uno degli uomini simbolo della Superbike, la cui storia profuma di motociclismo vecchia scuola. Sbarcato in pianta stabile nel mondiale solamente a 31 anni - in sella alla Ducati 996 del team Ducati Factory - l’australiano entrò nel cuore dei ducatisti già a Monza, con il famosissimo sorpasso alla prima variante su Edwards, Chili, Yanagawa e Haga, per poi laurearsi campione del mondo nel 2001. La leggenda di Troy è alimentata anche dalla vittoria – nelle vesti di wild card - in MotoGP nel 2006, nonché dal trionfale ritorno tra le derivate con altri due titoli, l’ultimo dei quali alla soglia dei 40 anni.
Non solo MotoGP. Troy Bayliss infatti è uno degli uomini simbolo della Superbike, la cui storia profuma di motociclismo vecchia scuola. Sbarcato in pianta stabile nel mondiale solamente a 31 anni - in sella alla Ducati 996 del team Ducati Factory - l’australiano entrò nel cuore dei ducatisti già a Monza, con il famosissimo sorpasso alla prima variante su Edwards, Chili, Yanagawa e Haga, per poi laurearsi campione del mondo nel 2001. La leggenda di Troy è alimentata anche dalla vittoria – nelle vesti di wild card - in MotoGP nel 2006, nonché dal trionfale ritorno tra le derivate con altri due titoli, l’ultimo dei quali alla soglia dei 40 anni.
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Non solo MotoGP. Troy Bayliss infatti è uno degli uomini simbolo della Superbike, la cui storia profuma di motociclismo vecchia scuola. Sbarcato in pianta stabile nel mondiale solamente a 31 anni - in sella alla Ducati 996 del team Ducati Factory - l’australiano entrò nel cuore dei ducatisti già a Monza, con il famosissimo sorpasso alla prima variante su Edwards, Chili, Yanagawa e Haga, per poi laurearsi campione del mondo nel 2001. La leggenda di Troy è alimentata anche dalla vittoria – nelle vesti di wild card - in MotoGP nel 2006, nonché dal trionfale ritorno tra le derivate con altri due titoli, l’ultimo dei quali alla soglia dei 40 anni.
Carl Fogarty

Il predecessore – nei cuori desmo – di Bayliss. Negli anni ’90 infatti “Foggy” fu capace di cose straordinarie in sella alla Ducati, che gli permisero di entrare nella storia della casa di Borgo Panigale e non solo. Gli occhi glaciali raccontavano solo in parte l’estro e la velocità di “King Carl”, arrivato a primeggiare in SBK dopo aver già vinto sia nell’Endurance che al Tourist Trophy, nonché dopo una wild card da protagonista in 500 in sella alla Cagiva. E’ nella derivate però che Fogarty ha scritto le migliori pagine della sua storia, cogliendo 4 titoli e divenendo un’icona Ducati, anche grazie alle mitiche 916 e 996 portate al successo.
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Carl Fogarty Il predecessore – nei cuori desmo – di Bayliss. Negli anni ’90 infatti “Foggy” fu capace di cose straordinarie in sella alla Ducati, che gli permisero di entrare nella storia della casa di Borgo Panigale e non solo. Gli occhi glaciali raccontavano solo in parte l’estro e la velocità di “King Carl”, arrivato a primeggiare in SBK dopo aver già vinto sia nell’Endurance che al Tourist Trophy, nonché dopo una wild card da protagonista in 500 in sella alla Cagiva. E’ nella derivate però che Fogarty ha scritto le migliori pagine della sua storia, cogliendo 4 titoli e divenendo un’icona Ducati, anche grazie alle mitiche 916 e 996 portate al successo.
Il predecessore – nei cuori desmo – di Bayliss. Negli anni ’90 infatti “Foggy” fu capace di cose straordinarie in sella alla Ducati, che gli permisero di entrare nella storia della casa di Borgo Panigale e non solo. Gli occhi glaciali raccontavano solo in parte l’estro e la velocità di “King Carl”, arrivato a primeggiare in SBK dopo aver già vinto sia nell’Endurance che al Tourist Trophy, nonché dopo una wild card da protagonista in 500 in sella alla Cagiva. E’ nella derivate però che Fogarty ha scritto le migliori pagine della sua storia, cogliendo 4 titoli e divenendo un’icona Ducati, anche grazie alle mitiche 916 e 996 portate al successo.
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Il predecessore – nei cuori desmo – di Bayliss. Negli anni ’90 infatti “Foggy” fu capace di cose straordinarie in sella alla Ducati, che gli permisero di entrare nella storia della casa di Borgo Panigale e non solo. Gli occhi glaciali raccontavano solo in parte l’estro e la velocità di “King Carl”, arrivato a primeggiare in SBK dopo aver già vinto sia nell’Endurance che al Tourist Trophy, nonché dopo una wild card da protagonista in 500 in sella alla Cagiva. E’ nella derivate però che Fogarty ha scritto le migliori pagine della sua storia, cogliendo 4 titoli e divenendo un’icona Ducati, anche grazie alle mitiche 916 e 996 portate al successo.
Pierfrancesco Chili

Non ha mai vinto un titolo Pierfrancesco “Frankie” Chili, ma la quantità di cuore e passione riversata in pista è forse senza eguali. Chili infatti è stato un vero pilota “del popolo”, trasparente e vero in ogni occasione, come nella protesta – in accappatoio – verso il compagno Fogarty dopo l’acceso finale di Gara 2 nel 1998, o come nei tanti giri d’onore terminati quasi in mutande, dopo aver regalato gran parte del proprio abbigliamento al pubblico. Insomma Frankie – specie in SBK – ha saputo catturare il pubblico con la sua grinta e la sua fame, che lo hanno reso un’icona.
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Pierfrancesco Chili Non ha mai vinto un titolo Pierfrancesco “Frankie” Chili, ma la quantità di cuore e passione riversata in pista è forse senza eguali. Chili infatti è stato un vero pilota “del popolo”, trasparente e vero in ogni occasione, come nella protesta – in accappatoio – verso il compagno Fogarty dopo l’acceso finale di Gara 2 nel 1998, o come nei tanti giri d’onore terminati quasi in mutande, dopo aver regalato gran parte del proprio abbigliamento al pubblico. Insomma Frankie – specie in SBK – ha saputo catturare il pubblico con la sua grinta e la sua fame, che lo hanno reso un’icona.
Non ha mai vinto un titolo Pierfrancesco “Frankie” Chili, ma la quantità di cuore e passione riversata in pista è forse senza eguali. Chili infatti è stato un vero pilota “del popolo”, trasparente e vero in ogni occasione, come nella protesta – in accappatoio – verso il compagno Fogarty dopo l’acceso finale di Gara 2 nel 1998, o come nei tanti giri d’onore terminati quasi in mutande, dopo aver regalato gran parte del proprio abbigliamento al pubblico. Insomma Frankie – specie in SBK – ha saputo catturare il pubblico con la sua grinta e la sua fame, che lo hanno reso un’icona.
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Non ha mai vinto un titolo Pierfrancesco “Frankie” Chili, ma la quantità di cuore e passione riversata in pista è forse senza eguali. Chili infatti è stato un vero pilota “del popolo”, trasparente e vero in ogni occasione, come nella protesta – in accappatoio – verso il compagno Fogarty dopo l’acceso finale di Gara 2 nel 1998, o come nei tanti giri d’onore terminati quasi in mutande, dopo aver regalato gran parte del proprio abbigliamento al pubblico. Insomma Frankie – specie in SBK – ha saputo catturare il pubblico con la sua grinta e la sua fame, che lo hanno reso un’icona.
Mick Doohan

L’uomo simbolo degli anni ’90 nel motomondiale. Talentuoso quanto spietato con i propri avversari – indelebili i duelli con il compagno di squadra Alex Criville – Doohan ha scritto una pagina di storia del motociclismo già prima di vincere, grazie al suo miracoloso rientro alle gare dopo lo spaventoso incidente del 1992 ad Assen, conciso con l’implementazione sulla Honda del freno a pollice. Un accorgimento che ha rappresentato una svolta nel mondo della tecnica motociclistica.
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Mick Doohan L’uomo simbolo degli anni ’90 nel motomondiale. Talentuoso quanto spietato con i propri avversari – indelebili i duelli con il compagno di squadra Alex Criville – Doohan ha scritto una pagina di storia del motociclismo già prima di vincere, grazie al suo miracoloso rientro alle gare dopo lo spaventoso incidente del 1992 ad Assen, conciso con l’implementazione sulla Honda del freno a pollice. Un accorgimento che ha rappresentato una svolta nel mondo della tecnica motociclistica.
L’uomo simbolo degli anni ’90 nel motomondiale. Talentuoso quanto spietato con i propri avversari – indelebili i duelli con il compagno di squadra Alex Criville – Doohan ha scritto una pagina di storia del motociclismo già prima di vincere, grazie al suo miracoloso rientro alle gare dopo lo spaventoso incidente del 1992 ad Assen, conciso con l’implementazione sulla Honda del freno a pollice. Un accorgimento che ha rappresentato una svolta nel mondo della tecnica motociclistica.
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L’uomo simbolo degli anni ’90 nel motomondiale. Talentuoso quanto spietato con i propri avversari – indelebili i duelli con il compagno di squadra Alex Criville – Doohan ha scritto una pagina di storia del motociclismo già prima di vincere, grazie al suo miracoloso rientro alle gare dopo lo spaventoso incidente del 1992 ad Assen, conciso con l’implementazione sulla Honda del freno a pollice. Un accorgimento che ha rappresentato una svolta nel mondo della tecnica motociclistica.
Kevin Schwantz

Si può vincere un solo titolo mondiale e divenire comunque una leggenda? Sì, se ti chiami Kevin Schwantz. “Aspetto che il panico cresca, quando la paura si tramuta in visioni celestiali inizio a staccare” è una delle sue massime, che lascia immaginare la caratura del personaggio. L’unico alloro di Kevin arrivò nel 1993, anche grazie all’infortunio patito da Wayne Rainey, ma quello che maggiormente ha colpito il pubblico negli anni è stato il carisma dell’americano, che come altre leggende ha alimentato il suo status anche grazie al legame con una casa, nel suo caso la Suzuki.
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Kevin Schwantz Si può vincere un solo titolo mondiale e divenire comunque una leggenda? Sì, se ti chiami Kevin Schwantz. “Aspetto che il panico cresca, quando la paura si tramuta in visioni celestiali inizio a staccare” è una delle sue massime, che lascia immaginare la caratura del personaggio. L’unico alloro di Kevin arrivò nel 1993, anche grazie all’infortunio patito da Wayne Rainey, ma quello che maggiormente ha colpito il pubblico negli anni è stato il carisma dell’americano, che come altre leggende ha alimentato il suo status anche grazie al legame con una casa, nel suo caso la Suzuki.
Si può vincere un solo titolo mondiale e divenire comunque una leggenda? Sì, se ti chiami Kevin Schwantz. “Aspetto che il panico cresca, quando la paura si tramuta in visioni celestiali inizio a staccare” è una delle sue massime, che lascia immaginare la caratura del personaggio. L’unico alloro di Kevin arrivò nel 1993, anche grazie all’infortunio patito da Wayne Rainey, ma quello che maggiormente ha colpito il pubblico negli anni è stato il carisma dell’americano, che come altre leggende ha alimentato il suo status anche grazie al legame con una casa, nel suo caso la Suzuki.
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Si può vincere un solo titolo mondiale e divenire comunque una leggenda? Sì, se ti chiami Kevin Schwantz. “Aspetto che il panico cresca, quando la paura si tramuta in visioni celestiali inizio a staccare” è una delle sue massime, che lascia immaginare la caratura del personaggio. L’unico alloro di Kevin arrivò nel 1993, anche grazie all’infortunio patito da Wayne Rainey, ma quello che maggiormente ha colpito il pubblico negli anni è stato il carisma dell’americano, che come altre leggende ha alimentato il suo status anche grazie al legame con una casa, nel suo caso la Suzuki.
Kenny Roberts senior

Non è facile restare nella memoria dei tifosi con soli sei anni di carriera all’attivo, ma è possibile se ti chiami Kenny Roberts. L’americano è stato uno dei pilastri del motociclismo statunitense, conquistando tre titoli consecutivi in 500 – dal 1978 al 1980 – in sella alla Yamaha, prima di intraprendere una altrettanto fortunata carriera da team manager, grazie soprattutto ai tre allori in fila ottenuti da un’altra leggenda made in USA come Wayne Rainey tra il 1990 ed il 1992.
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Kenny Roberts senior Non è facile restare nella memoria dei tifosi con soli sei anni di carriera all’attivo, ma è possibile se ti chiami Kenny Roberts. L’americano è stato uno dei pilastri del motociclismo statunitense, conquistando tre titoli consecutivi in 500 – dal 1978 al 1980 – in sella alla Yamaha, prima di intraprendere una altrettanto fortunata carriera da team manager, grazie soprattutto ai tre allori in fila ottenuti da un’altra leggenda made in USA come Wayne Rainey tra il 1990 ed il 1992.
Non è facile restare nella memoria dei tifosi con soli sei anni di carriera all’attivo, ma è possibile se ti chiami Kenny Roberts. L’americano è stato uno dei pilastri del motociclismo statunitense, conquistando tre titoli consecutivi in 500 – dal 1978 al 1980 – in sella alla Yamaha, prima di intraprendere una altrettanto fortunata carriera da team manager, grazie soprattutto ai tre allori in fila ottenuti da un’altra leggenda made in USA come Wayne Rainey tra il 1990 ed il 1992.
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Non è facile restare nella memoria dei tifosi con soli sei anni di carriera all’attivo, ma è possibile se ti chiami Kenny Roberts. L’americano è stato uno dei pilastri del motociclismo statunitense, conquistando tre titoli consecutivi in 500 – dal 1978 al 1980 – in sella alla Yamaha, prima di intraprendere una altrettanto fortunata carriera da team manager, grazie soprattutto ai tre allori in fila ottenuti da un’altra leggenda made in USA come Wayne Rainey tra il 1990 ed il 1992.
Giacomo Agostini

Il primo pilota capace di divenire star a 360 gradi. Nella storia del motociclismo infatti in pochi sono riusciti a raggiungere – anche – il pubblico generalista come Ago: attore, testimonial ed anche intervistatore nello storico programma Carosello, nell’arco di una carriera sfavillante, con 15 titoli e 123 vittorie totali.
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Giacomo Agostini Il primo pilota capace di divenire star a 360 gradi. Nella storia del motociclismo infatti in pochi sono riusciti a raggiungere – anche – il pubblico generalista come Ago: attore, testimonial ed anche intervistatore nello storico programma Carosello, nell’arco di una carriera sfavillante, con 15 titoli e 123 vittorie totali.
Il primo pilota capace di divenire star a 360 gradi. Nella storia del motociclismo infatti in pochi sono riusciti a raggiungere – anche – il pubblico generalista come Ago: attore, testimonial ed anche intervistatore nello storico programma Carosello, nell’arco di una carriera sfavillante, con 15 titoli e 123 vittorie totali.
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Il primo pilota capace di divenire star a 360 gradi. Nella storia del motociclismo infatti in pochi sono riusciti a raggiungere – anche – il pubblico generalista come Ago: attore, testimonial ed anche intervistatore nello storico programma Carosello, nell’arco di una carriera sfavillante, con 15 titoli e 123 vittorie totali.
Marc Marquez 

Fenomenale e controverso, Marc Marquez è senza dubbio il pilota più famoso e riconoscibile della MotoGP attuale, nonostante le difficoltà delle ultime 4 stagioni. Capace di vincere il titolo in MotoGP al debutto, dopo aver dominato nelle classi minori, lo spagnolo è divenuto celebre sia per i suoi successi che per le sue rivalità, prima fra tutte quella con Valentino Rossi, che ha avuto nel 2015 il suo apice. I fatti di quella stagione hanno creato uno schieramento pro ed uno contro Marc, che ora è però pronto a conquistare nuovi proseliti in sella alla Ducati del team Gresini.
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Marc Marquez Fenomenale e controverso, Marc Marquez è senza dubbio il pilota più famoso e riconoscibile della MotoGP attuale, nonostante le difficoltà delle ultime 4 stagioni. Capace di vincere il titolo in MotoGP al debutto, dopo aver dominato nelle classi minori, lo spagnolo è divenuto celebre sia per i suoi successi che per le sue rivalità, prima fra tutte quella con Valentino Rossi, che ha avuto nel 2015 il suo apice. I fatti di quella stagione hanno creato uno schieramento pro ed uno contro Marc, che ora è però pronto a conquistare nuovi proseliti in sella alla Ducati del team Gresini.
Fenomenale e controverso, Marc Marquez è senza dubbio il pilota più famoso e riconoscibile della MotoGP attuale, nonostante le difficoltà delle ultime 4 stagioni. Capace di vincere il titolo in MotoGP al debutto, dopo aver dominato nelle classi minori, lo spagnolo è divenuto celebre sia per i suoi successi che per le sue rivalità, prima fra tutte quella con Valentino Rossi, che ha avuto nel 2015 il suo apice. I fatti di quella stagione hanno creato uno schieramento pro ed uno contro Marc, che ora è però pronto a conquistare nuovi proseliti in sella alla Ducati del team Gresini.
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Fenomenale e controverso, Marc Marquez è senza dubbio il pilota più famoso e riconoscibile della MotoGP attuale, nonostante le difficoltà delle ultime 4 stagioni. Capace di vincere il titolo in MotoGP al debutto, dopo aver dominato nelle classi minori, lo spagnolo è divenuto celebre sia per i suoi successi che per le sue rivalità, prima fra tutte quella con Valentino Rossi, che ha avuto nel 2015 il suo apice. I fatti di quella stagione hanno creato uno schieramento pro ed uno contro Marc, che ora è però pronto a conquistare nuovi proseliti in sella alla Ducati del team Gresini.

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