Jonathan Rea è costretto all'ennesimo stop. Nulla di grave, per fortuna, né di nuovo: nella sua lunghissima carriera, il nordirlandese ne ha passate di tutti i colori. Però rimane un dato: assieme alla blu Yamaha, il più vincente della SBK deve ancora, se non ripetere, almeno avvicinare quanto fatto con Kawasaki e Honda. Il quesito è proprio questo: ce la farà, oppure...?
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Johnny e la SBK, anzi no: Rea é la Superbike
Con grande rispetto, ammirazione e consapevolezza scriviamo quanto segue: Johnny è la SBK. Britannico di Ballymena, conoscitore delle gare stradali - evitate - e della cultura irlandese, votato ai cordoli dopo un background maturato nel Cross, schietto, solido e professionale. Meglio di così.
Vittorie con la Honda, successi a ripetizione a bordo della Kawasaki, uomo immagine della serie, Membo dell'Ordine dell'Impero e Ufficiale dello stesso: le 119 affermazioni iridate - 122 se aggiungiamo la Supersport - per un computo di 6 allori lo fanno del pilota in attività con il numero maggiore di trofei in circolazione, MotoGP inclusa.
Provò la classe regina Rea, ma furono giusto prove, peraltro consumate in weekend ufficiali di gara. Nel 2012 Casey Stoner si fece male, lasciando la Honda priva di titolare. Fermo l'australiano, il nordirlandese lo sostituì a Misano e Aragòn, senza alcun test preliminare, personalizzazioni d'assetto e nell'esigenza di capire freni in carbonio e gomme Bridgestone. Ottavo e settimo, mica male, ma una verà opportunità mai gli venne concessa.