Scott Redding si presenta davanti alla stampa con il figlio Hudson addormentato dolcemente sul petto, nonché con il sorriso dei giorni migliori e tanta voglia di raccontare e raccontarsi, al termine della prima giornata in sella alla Ducati del team MGM Bonovo.
“Mi sento molto bene. Non poter guidare la moto a fine anno scorso ha acceso un fuoco in me – racconta Scott - ed ogni giorno passato a guidare la moto da allenamento ha alimentato questo fuoco, motivandomi nel corso dell’inverno. Oggi tornare in sella alla Ducati è stato uno shock inizialmente, dato che sembrava davvero diversa e ho faticato più del previsto. Poi però ho ritrovato le giuste sensazioni ed il mio ritmo, così ho potuto dire “questa è la mia moto” nuovamente”.
Quanto è diversa questa V4R dall’ultima che avevi guidato?
“Difficile da dire dopo tre anni su una moto diversa. La Panigale stradale attuale è simile alla moto che ho guidato fino al 2021, mentre quella che ho guidato oggi è cresciuta sotto tanti aspetti, a cominciare da potenza e stabilità in frenata. Quando ho realizzato tutto questo ho realizzato anche quanto Ducati abbia fatto un lavoro migliore rispetto al passato”.
Redding motivato
Possiamo dire che lo Scott Redding di oggi è il più motivato di sempre?
“Credo di sì. In passato mi è capitato di pensare “avrei dovuto avere questa mentalità 3 o 5 anni fa”: quando sono passato da un posto buio (Aprilia ndr) al BSB ho avuto sensazioni simili, ma poi ho vinto il titolo e sono arrivato in SBK da campione, con la motivazione di vincere in piste dove non avevo mai vinto come l’Argentina. La stagione successiva ero tranquillo, sapevo di essere un contendente per il titolo ma il fuoco era diverso. Probabilmente ho dovuto toccare il fondo per capire quanto di buono avessi in precedenza: pensi sempre che ci sua qualcosa di meglio altrove e dopo gli ultimi tre anni ho pensato che se c’era la possibilità di tornare su quella moto (la Ducati ndr) dovevo coglierla, e fare il meglio per me”.
Hai preso una decisione forte.
“Ho preso un grande rischio, “convertendo” il team a Ducati e non venendo pagato, nonostante abbia una famiglia. Ho bisogno di dimostrare il mio valore, perché il prossimo anno non pagherò per correre nuovamente, devo essere pagato per farlo. Ho sempre detto che non avrei pagato per correre, ma in questa situazione necessitavo di una moto con cui penso di poter vincere, piuttosto che andare in qualche altro posto e finire la mia carriera. Ero in bilico, ma le persone a me vicine mi hanno detto di fare quello che sentivo ed eccomi qui. Adesso è “ora o mai più”, come nel BSB, ma ora lo voglio anche di più. Per come sono andate le cose in passato ho un grande fuoco dentro che mi motiva. Ora ho tutto quello che serve per fare bene e voglio crederci. Se non ci credessi starei a casa”.
Rispetto a BMW quanto è diversa la Ducati?
“Preferisco non parlare di questo. Ho chiuso il capitolo passato dopo Jerez. Nessuno di Ducati mi ha chiesto qualcosa di BMW, nonostante le persone Ducati nel box. Non credo comunque che si debbano preoccupare di BMW”.