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Cose di Case: Aprilia RS 660, il richiamo della pista

Questa settimana voglio raccontarvi la storia dell’Aprilia RS 660, che per ora ha un lieto fine. La moto, come ormai tutti sanno, nasce intorno a una piattaforma basata su un bicilindrico in linea (che è una costola del V4 della Superbike veneta, la RSV4), su un bel telaio, abbinato a un altrettanto bel forcellone, entrambi in alluminio. La piattaforma dell’Aprilia è stata pensata per sviluppare tre modelli: la RS 660, la Tuono 660 e la Tuareg 660. Tra queste tre moto, sulla carta, la RS 660 è quella più debole dal punto di vista commerciale, perché è una sportiva e, si sa, “l’epoca del semimanubrio” è passata. Convince la Tuono 660, entusiasma la Tuareg 660, che rappresenta la proposta che il mercato sta chiedendo, in questo momento.

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Un prodotto di qualità


Per questi motivi, come avevo scritto, la RS 660 sembrava il brutto anatroccolo della piattaforma. Anche a Noale avevano dei dubbi su come proporla, perché la RS 660 è stata progettata pensando alle prestazioni ma anche al prezzo; una bicilindrica di media cilindrata, infatti, non può costare una follia, altrimenti rischia di non essere presa in considerazione dai motociclisti esperti, che forse sognano moto più potenti, e neppure da coloro che vogliono avvicinarsi ai semimanubri senza spendere una fortuna. Insomma, il rebus è meno semplice di quanto possa sembrare. In Aprilia, anche il responsabile della reception ragiona pensando sempre a ottenere il massimo (assoluto, non relativo), quindi potete capire che, quando si è abituati a ragionare in questi termini, progettare con dei compromessi può essere complesso.

In Aprilia, però, sono stati bravi, perché hanno costruito una sportiva caratterizzata da un eccellente rapporto tra qualità e prezzo. Prima del debutto, però, i perfezionisti di Noale non avevano ancora questa certezza, quindi inizialmente, “underground”, ho sentito dire: "Sarà una favolosa sportiva stradale, adatta all’uso in pista", Che, parola più, parola meno, è quello che è stato detto alla presentazione stampa. Insomma, in Aprilia sono bravi a costruire le Superbike e non volevano spacciare per Racing quello che loro non erano abituati a considerare come Racing. Umili e onesti, a Noale, senza dubbio. La realtà, però, sta raccontando un’altra storia, perché la RS 660 piace a tutti, anche ai piloti, e potrebbe diventare davvero una ottima middle class (soprattutto se l’Aprilia riuscirà a contenere i costi...). E va pure forte, talmente forte da vincere anche nel MotoAmerica. Vuoi vedere che per conquistare gli USA non servivano le Cruiser? Vedremo...

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