Jorge Martin era il pilota super atteso della vigilia, poiché numero 1 che mai aveva prima affrontato un weekend ufficiale di gara. Dopo infortuni, sale operatorie, riposo, fisioterapia, allenamento e rinunce dei primi tre Gran Premi, il Campione del Mondo MotoGP ha interpretato il Qatar "E un test, è un test" con queste premesse, poi rivisitate nella mattinata: "quando si monta la gomma morbida, è difficile tenere margine in tasca. Ho mancato di poco la Q2. In qualifica ho provato tutto, però ho trovato traffico".
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Martin vede il traguardo Sprint: mezzo successo per Jorge
Quindi, immaginate un pilota privo di giri, chilometri, conoscenza e confidenza della sua Aprilia. Aprilia MotoGP si intende, ovvero, bestia prototipale da Gran Premio diversa da qualsiasi altra cavalcatura a due ruote: "Infatti, conosco ancora poco la RS-GP. In gara ho capito dove fatico di più, non me la sentivo di spingere, mi mancava costanza".
Martinator appariva provato. E lo capiamo: "Sono stanco. La mano non mi fa tanto male, forse perché evito di sforzarla, usando la parte destra del corpo. Come ergonomia non sono messo bene, dobbiamo lavorare per conferirmi uno stile normale in sella".
Il fisico ha riposto progressivamente a Lusail, come svelato dallo spagnolo, giunto sedicesimo nella Sprint: "Come mi sentivo, come ho fatto a resistere alle sollecitazioni? Complicato è spiegarlo: ieri facevo due giri di fila, poi dovevo prendere aria. Ne facevo tre nella serata, e mi fermavo, poi quattro stamattina, oggi undici. Quando mancavano sei tornate nella Sprint, per me era come un mondo. Più della metà, perché il corpo sentiva la fatica. Mica ho perso la velocità, più che altro devo ritrovare la resistenza".