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Marquez & Honda: quando la moto conta più del pilota

© Luca Gorini

No, dai. E chi ci crederebbe? D'accordo, Marc Marquez ha attraversato un periodo buio, costellato di infortuni, sofferenze, gare saltate e vicissitudini. Ma quando era tornato in una forma accettabile, aveva tenuto in alto il nome Honda. Cosa non fatta nei test MotoGP di Portimao, sebbene il numero 93 appaia nel miglior stato fisico degli ultimi tempi. Lui è a posto, la RC213 V no.

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Ponendo anche in un Marc non del tutto ritrovato, volete dire che sia da metà classifica o anche più sotto?! Lui, che ha dato alla Casa dell'Ala dorata gli ulimi successi in MotoGP, guidando con un braccio e mezzo, forse solo con il sinistro? Credereste in una fine di carriera talmente mesta e remissiva?

No, qui non ci si crede. Neppure se interpellassimo coloro non hanno mai amato il numero 93 verrebbe fuori una risposta del tipo: "E' finito, meglio che smetta". Marquez c'è, la quattro cilindri di Tokyo c'è, ma dovrebbe essere diversa. Se dubitate, credendo che sia il numero 93 il problema, guardate i parimarca: faticano alla stessa maniera, anche di più.

Inoltre, se lo osservate attentamente, noterete nel trentenne di Cervera una diversa posizione in sella. Potremmo pensare che sia indotta dai cambiamenti apportati alla RC213 V, invece no: anche quando un modello viene ridisegnato, il pilota cercherà sempre e comunque posture esibite in anni di carriera. Se, contrariamente, cambia... qualcosa non sta funzionando.

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