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Col podio di Rins, la Suzuki torna protagonista in MotoGP

© Luca Gorini

Promettente nei test, deludente nei primi due Gran Premi disputati, (ri)emergente in Argentina. La Suzuki sta tornando protagonista in MotoGP, dichiarazione suggellata dal terzo posto ottenuto da Alex Rins a Termas de Rio Hondo, sede del terzo appuntamento stagionale. 

Per il team Ecstar super ufficiale si tratta del primo podio 2022, cercato con forza anche a Lusail e Mandalika, tuttavia invano: interessantissime velocità di punta nel lungo rettifilo qatariota e belle pieghe nella parte guidata indonesiana facevano pensare a risultati da trofeo anche in quei casi, ma i due piloti non li hanno alzati al cielo.

Invece, nella Terra del Fuoco la compagina celeste-argentea ha piantato la bandiera nel suolo, atto da ritenere quale vero inizio di campionato: mai è tardi, perchè alla fine mancano 18 gare, e la prossima si corre domenica in un posto che ha già regalato soddisfazioni al Marchio e ad almeno uno dei due rappresentanti: Rins vinse con la GSX-RR nel 2019 ad Austin.

Nemmeno due secondi di gap dalla vittoria e meglio delle Ducati ufficiali


Quanto letto sopra è il sintetico resoconto Suzuki dopo il Gran Premio d'Argentina. La straordinaria vittoria marcata Aprilia e Aleix Espargarò è stata contesa solo dalla Ducati satellite Pramac di Jorge Martin, mentre la Suzuki di Rins era "comodamente" in scia al terzo posto.

Appunto, la GSX-RR di Alex e la gemella di Joan Mir, quarto, hanno incassato gap dalla RS-GP veneta davvero risicati: in 25 passaggi completati, le due quattro cilindri di Hamamatsu sono giunte rispettivamente a 1'330 e 1'831 da colui che in primis ha tagliato la linea del traguardo.

Ciò dimostra un passo da posizioni top e costanza di rendimento ritrovata, perlomeno in Argentina. Esattamente quanto cercato dalla già citata Ducati, ma parliamo delle Lenovo Factory di Pecco Bagnaia e Jack Miller. L'italiano è stato autore di una buona rimonta, chiusa da quinto. L'australiano quattordicesimo e deluso. Il loro risultato minimo era il podio, visto dalla migliorata Suzuki, non dalla Rossa. Ufficiale, intendiamoci.

Lavoro enorme sulle gomme


La sofisticatissima MotoGP è uno strumento talmente bello da suonare (e udire) che basta solo un piccolo accordo fuori posto per rompere le note. Esattamente quanto successo al team Suzuki Ecstar in Qatar e Indonesia. Rins ha sofferto di "front locking" a Lusail, fenomeno che gli ha rovinato la corsa. Stando in scia alle moto rivali, la gomma anteriore di Alex si surriscaldava, provocando chiusure d'avantreno. Lui è stato bravo a tenerla in piedi, ma il gas andava parzializzato. Idem le frenate.

A Mandalika, i tanti problemi d'asfalto, il caldo e la cambiata condizione trovata rispetto ai test ha mandato in crisi il numero 42 come il compagno di garage, Joan Mir. Vi possiamo assicurare che i due abbiano dato l'anima pur di emergere, ma non ce ne era: più aprivano il gas, meno strada percorrevano.

Nello schedule ridotto di Termas, con pochi turni di prove a disposizione, squadra e corridori hanno pensato subito a qualifiche e Gran Premio. Non irresistibili il settimo e ottavo tempo di partenza, ma il lavoro dedicato a gomme e passo gara prometteva un gran ritmo. Così è stato.

Austin, terreno di caccia per la Suzuki (di Rins)


Comparando gli ordini d'arrivo americani di Rins e Mir, vediamo come Alex abbia fatto molto meglio. Vi basti pensare che il catalano abbia vinto il Gran Premio di Austin 2019, battendo un certo Valentino Rossi. Vero è pure che Marc Marquez si sdraiò malamente mentre era in testa, però nulla toglie ai meriti all'attaccante della GSX-RR.

Perché su un tracciato così duro e articolato non si viaggia spediti per caso. Da quelle parti si fanno pochi o zero test, l'asfalto è sempre un problema, le curve sono infinite e il lungo rettilineo prova le capacità dei propulsori. Ecco, tre anni fa per Hamamatsu andò tutto bene.

Sarà così anche nel weekend a venire? Nel box Ecstar ci contano. I piloti sono in forma, già lo erano nei test, a Lusail e Mandalika. Andava trovata una quadratura del cerchio, metafora assurda che fa capire come siano labili gli equilibri in MotoGP.

Gli orari TV del Gran Premio del Texas