Valentino Rossi sta affrontando l’avvio di campionato più difficile della sua lunga carriera e dopo le prime tre gare, si presenta al GP di Jerez con appena quattro punti iridati. Raccolti nella prima gara con il dodicesimo posto. Troppo pochi se si pensa al grande campione che è stato nel mondo del motociclismo, ai nove titoli mondiali ottenuti, alle imprese che racconterà ai nipotini e al 200esimo podio in MotoGP che sta rincorrendo dal 2020.
Un circuito a prova di podio
Teatro del quarto appuntamento stagionale sarà la pista andalusa che tante soddisfazioni gli ha regalato in passato. Il feeling tra i due c’è sempre stato. Delle 27 gare che il pilota di Tavullia ha disputato qui dal 1996 ad oggi si contano ben 16 podi - di cui nove vittorie - tra cui l’ultimo proprio l’anno scorso. Ed è forse questo il dato più importante. La Yamaha con il cupolino numero 46 era riuscita a tagliare il traguardo in terza posizione, nel secondo appuntamento sulla stessa pista, e il Dottore aveva riassaporato quel sapore speciale che gli mancava dalla gara di Austin 2019.
Le risorse ci sono
Se l’anno scorso tra le curve del circuito intitolato ad Angel Nieto, Rossi e il suo team erano riusciti a trovare il metodo per essere competitivi, ce la farà anche quest’anno? È vero che il team è cambiato, essendo passato da quello ufficiale alla squadra malese Petronas, ma il materiale a disposizione è quasi lo stesso e avrà i dati su cui lavorare per trovare il set up per lui migliore. Una base decisamente buona e interessante da cui partire, per far prendere al suo campionato una nuova piega, degna del suo ruolo nel motociclismo.
MotoGP: Valentino Rossi si allena tra sterrato e asfalto, prima di Jerez