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Lorenzo c'è: l’analisi di una crescita costante

E' sempre stato un pilota fin troppo “chiacchierato”, nel bene e nel male. Dal carattere un po' schivo e il sorriso tirato, dalle parole certe volte pungenti e molto spesso fraintese. In sella alla Yamaha dove è rimasto per ben nove anni, ha disegnato come fosse un compasso le curve dei circuiti mondiali, ma nell'arco di questi anni ha sentito sempre più che qualcosa all'interno del team non andava, tanto che a fine 2016 ha deciso di cambiare bandiera ed approdare in terra nostrana.

SEMPRE PIU’ VICINO - E Jorge Lorenzo si sta impegnando moltissimo in sella alla sua nuova Ducati, una moto che si sa non è facile da guidare: pesante, irascibile, nervosa, a tanti piloti ha fatto “girare la testa”  e pochi sono riusciti a guidarla bene. Lo spagnolo però sta arrivando, un passo alla volta, durante le prove del venerdì e del sabato riesce a fare giri veloci ed ha un buon passo arrivando anche nelle posizioni alte della classifica. Anche in gara sta prendendo man mano sempre più il ritmo: è passato da un undicesimo posto in Qatar e uno zero in Argentina, a un terzo posto in Spagna, un quinto posto in Inghilterra e due quarti posti nel Gp di Catalunya e Austria.

PECCATO - Certo, non sono risultati dal Lorenzo che conoscevamo in Yamaha, ma lo spirito non gli manca, seppur Dovizioso, con la sua annata d'oro stia dando uno smacco al pilota spagnolo che per approdare in Ducati aveva ricevuto un contratto a molti zeri. Eppure, anche a Misano, partito a razzo è caduto mentre si trovava in testa a un secondo abbondante dagli avversari, ce la stava mettendo tutta: “Che peccato la mia caduta! - dice - La moto andava molto bene e io stavo guidando in modo relativamente tranquillo, senza rischiare troppo e cercando di gestire bene le gomme. Purtroppo a un certo punto ho perso la concentrazione cercando di cambiare mappa con una diversa configurazione elettronica, ho utilizzato il freno posteriore in modo leggermente diverso e questo è bastato per provocare un high-side e farmi cadere. Sono molto dispiaciuto perché penso che avrei potuto vincere la gara con distacco e invece mi sono dovuto ritirare. Le corse di moto però sono fatte così e bisogna accettare che possano succedere queste cose”. Un peccato davvero, in quanto sarebbe stato bello vedere due Ducati ufficiali sul podio.

STRATEGIA DA CAMBIARE? - Di certo, i meccanici e gli ingegneri dovranno spiegare a Lorenzo che la strategia della partenza veloce con Ducati non può funzionare, ne è un esempio Dovizioso che nella prima metà di gara cerca di non sciupare troppo la gomma per poi fare il guizzo finale quando capisce che ancora ne ha. Delle “piccolezze” che Jorge imparerà nel tempo, così come ha fatto in questi anni Dovizioso; del resto c'è stato solo un pilota che montato in sella alla Ducati per la prima volta ha vinto tutto ciò che c'era da vincere, ma quella è un'altra storia. Adesso Lorenzo, a cinque gare dalla fine, dovrà puntare a conquistare almeno una vittoria per dimostrare che un passo in avanti, nel suo cammino per ritornare ad essere un pilota vincente, è stato fatto. Se ci pensate bene, come dice sempre anche lui, cinque mondiali vinti non si possono buttare nel cestino per un anno in cui c'è molto da imparare.