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Sembra facile fare il tester...

Con l’ingaggio di Hiroshi Aoyama come tester Honda per la MotoGP, arriva la conferma che quello di collaudatore è diventato un ruolo importante nell’organigramma dei reparti corse. Intanto perché il regolamento limita i test con i piloti ufficiali, e poi perché nel 2015 bisognerà sviluppare le moto per il software unico e soprattutto per le gomme Michelin. Il collaudatore dedicato allo sviluppo delle gomme non è una novità, la Ducati e la Bridgestone allestirono un vero e proprio test team a partire dal 2005, ma negli ultimi anni per i costruttori è stato difficile trovare un collaudatore adeguato: cioè un pilota vero, uno in grado di esprimere prestazioni di altissimo livello sia sul giro singolo che sul passo. Insomma, un pilota che possa portare davvero al limite una MotoGP. Ma da un paio d’anni le Case si sono organizzate. La Ducati si tiene stretto Michele Pirro (che però culla ancora il sogno di tornare a fare il pilota a tempo pieno) il quale non è affatto un pilota a fine carriera ma uno che nel 2011 ha vinto un Gran Premio in Moto2 e ha l’età, e il potenziale, per essere un pilota “vero”. Quest’anno si è visto Randy De Puniet con la Suzuki: il francese ha lasciato la MotoGP a fine 2013, e nel 2015 tornerà a fare il pilota a tempo pieno con il team Suzuki Superbike. La Yamaha ha appena ingaggiato Colin Edwards, collaudatore sensibile che ha già lavorato anche per la Michelin. Quanto alla Honda, dopo avere appena ingaggiato Aoyama, il capo della HRC, Shuhei Nakamoto, ha dichiarato la sua intenzione di continuare a tenere sotto pressione Casey Stoner: vorrebbe convincerlo a continuare a fare il tester, pur se part time. In realtà Nakamoto vorrebbe anche fare correre qualche gara a Stoner, ma questa è una storia diversa. Enrico Borghi