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Honda e Yamaha a caccia del tempo

SEPANG – È stata la classica giornata di lavoro, dopo che le belve della Honda e della Yamaha si sono calmate. Entrano in pista appena si accende il semaforo verde, alle 10, con le gomme morbide, e danno vita «ad una serie di giri che sembra di essere nelle qualifiche del gran premio», come ha ammesso Stoner. La pista è meno calda, a quell’ora. I tempi “buoni”, si fanno in quel momento. Però, proprio lui, cioè l’autore della miglior prestazione della giornata, Casey Stoner, il suo tempo strepitoso lo ha “rifinito” verso sera, ad un passo dalla chiusura della pista. Lorenzo dice che «la Honda è la moto migliore, la più potente, e lo dimostra il fatto che vanno forte tutti gli ufficiali» ma per girare in 2’00”171 bisogna metterci qualcosa che va oltre i cavalli o l’elettronica. E Stoner, ce l’ha

Comunque Lorenzo ha ragione: va fortissimo Dovizioso, è velocissimo Pedrosa, Simoncelli è a otto decimi ma è molto regolare. Sì, la Honda sta preparando uno squadrone. Però Dovizioso dice che «il passo di Spies fa paura, quindi andiamoci piano a dire che la Yamaha è in crisi» e anche questo è vero.

I piloti hanno lavorato per definire le proprie moto in vista della prima gara dell’anno, anche perché non ci sono cose nuova da provare, con Pedrosa e Stoner che sembrano i più indecisi: lo spagnolo non molla di buon grado il telaio 2010, l’australiano ha ancora un feeling migliore con la forcella dello scorso anno. Domani, però, la Honda vorrebbe una risposta.

È mancata la Ducati: Valentino è rimasto a letto tutto il giorno per un attacco influenzale (ma domani dovrebbe essere di nuovo in pista) e Hayden sta facendo prove importanti per lo sviluppo della Desmosedici e non ha ancora trovato la velocità. E sia Capirossi che De Puniet, due piloti solitamente aggressivi, sono in crisi: non riescono a trovare il feeling.

Domani si replica per l’ultima volta. Visto il crescendo di adrenalina che sta caratterizzando i piloti Honda e Yamaha, è lecito aspettarsi che qualcuno abbatta il muro dei due minuti.

Enrico Borghi