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Moto3, Lunetta: "Paolo Simoncelli mi disse: devi usare il numero 58"

© Gorini

È tornato in azione dopo aver rispettato un periodo di riposo dalla Moto3, causato da infortunio patito in allenamento e visita in ospedale. Luca Lunetta, assente al Gran Premio di Silverstone, ha marcato presenza in Austria.

Il giovane romano del SIC58 Squadra Corse racconta come è andata al Red bull Ring: "Mi sono presentato ad appena due settimane dall'intervento chirurgico apportato a clavicola e polso, con la strada da affrontare immediatamente in salita. È stato difficile, nemmeno sapevo se avrei corso. A condizione 'fit' ricevuta", io e i l team siamo partiti da lontano, tuttavia migliorando di turno in turno. Il passo espresso in gara era notevole, però pregiudicato dal Long Lop Penalty rispettato a seguito delle qualifiche. Avevamo ritmo da top ten, ci riproveremo, a partire dal test tenutosi lunedì. Cerchiamo progressi nella fase di frenata, Spielberg terreno perfetto per provarci. Ho anche lavorato sull'apertura subitanea del gas, sono contento di come è andata. Voglio andare ad Aragòn pronto e in forma. Desidero portare al box qualcosa di importante. ringrazio lo staff che mi ha operato, il fisioterapista Walter Martinelli, il team, la mia famiglia, i sostenitori e chi viaggia con me".

Lunetta ha le idee chiare: titolo Rookie of the Year in Moto3

Osserva, ragiona, si muove, afferma e domanda a mò di professionista forgiato e formato, a dispetto della giovanissima- Luca Lunetta, diciottenne romano e titolare nel SIC58 Squadra Corse, sottolinea l'ammontare di sacrifici compiuti e rinunce accettate: “È vero, e un esempio descrive pienamente la situazione” svela “Ho dovuto lasciare la scuola lo scorso anno, purtroppo, rendendomi conto quanto fosse complicato conciliare gli studi con l’attività motociclistica. Conciliare presenze in classe e attenzione sui libri ad allenamenti, viaggi e gare era diventato praticamente impossibile. Tra Red Bull Rookies Cup e JuniorGP i weekend fuori casa sono 15, che vanno sommati a test e altri impegni. Con l’approdo in pianta stabile al Mondiale, la situazione è addirittura peggiorata, dal punto di vista scolastico. In famiglia, riuniti, abbiamo parlato: in virtù dei sacrifici compiuti e affrontati nel tempo, aveva e ha senso provarci col professionismo. Ogni giorno mi sveglio presto al mattino, dandomi da fare, curando ogni dettaglio, alimentazione inclusa. Tutto ciò porta ai risultati, buonumore incluso”.

Ispiri atteggiamento divertito, in effetti.

“E così. Sebbene io mi ritenga metodico e ligio al dovere, ho imparato presto quanto fosse e sia importante divertirsi in questa particolare attività. Anzi, penso questo: se non ti diverti, mica vai forte. Sin dal primo approccio in sella, capii diverse cose: stavo facendo un gioco costoso e diverso, che coinvolse subito mio papà. Anziché portarmi al parchetto, mi accompagnava nelle diverse piste in cui cominciai a girare”.

Nei ha fatta di strada.

“Tutto è avvenuto in maniera davvero naturale. Andando subito forte e avendo compiuto i passi lunghi come le gambe, ho potuto vivere ogni passaggio mediante reale serenità. Sino all’approdo iridato”.

Wild card e ruolo di titolare. Cosa cambia?

Praticamente tutto. La mia prima presenza fu sfruttata ad Assen nel 2022, concludendo diciannovesimo al traguardo sulla KTM del team Avintia. Poi, ci riprovai l’anno successivo al Mugello, ancora diciannovesimo. Adesso, da titolare, posso rendermi conto quanto sia diverso essere buttato nella mischia, tra virgolette, sprovvisti di test preparativi e personalizzazioni alla moto, oltre a scarsa conoscenza dello staff di lavoro. Con il SIC58 Squadra Corse e la Honda ho grande confidenza, in sella mi sento disinvolto, perché posso esprimermi al meglio”.

Come è il rapporto con Paolo Simoncelli?

Mi trovo benissimo con ciascuno dei membri del team, Paolo incluso, ovviamente. Tratta me e Filippo Farioli come se fossimo suoi figli, si arrabbia quando è il caso, lo fa perché ci tiene. Ci vuole bene. Simoncelli sa usare il bastone, e lo fa, concede la carota, e lo sa fare bene. Come un genitore al figlio, insegna tante cose”.

Porti il 58 di Marco, figlio di Paolo. Come è stata la scelta?

Sin dalle prime competizioni, ho usato il numero 58. Ero piccolo, vedevo Marco come un punto di riferimento, un esempio. Ecco il motivo per cui optai per il 58, malgrado non fossi ancora al mondiale. Poi è arrivata la chance, proprio grazie al SIC58 Squadra Corse. Parlai con Paolo, chiedendogli cosa ne pensasse: ‘e se portassi il 58?’ Lui rispose così: ‘No, guarda: non me lo chiedere. Tu devi portare il 58. Sei forte, ti vedo bene’. Immaginate quanto mi sentissi carico ed emozionato da tale investitura. Questa è una responsabilità, lo ammetto, ma la uso per fare ancora meglio”.

Talento Azzurro.

Entrai sin da bambino nell’orbita dei Talenti Azzurri, fruendo del fondamentale aiuto offertomi dalla Federazione Motociclistica Italiana. I Tecnici mi hanno seguito sin dai primi passi, e continuano oggi: cito Roberto Sassone e Massimo Roccoli, come tutto il resto dei preparatori impegnati tra allenamenti di pista e training generico. Spesso mi aggrego ai Collegiali, confrontandomi coi ragazzini e tutti i presenti nel progetto che, lo sottolineo, consente ai piloti di crescere a livelli esponenziali”.

Honda contro KTM in Moto3. Come è la situazione?

“Osservando le classifiche, si evince la superiorità della KTM. La prima Honda è settima con Adrian Fernandez. La Moto3 giapponese perde qualcosa in accelerazione dalla rivale austriaca, mentre io devo ancora capire come portarla al massimo potenziale. Sto ancora perfezionando il mio stile di guida, la squadra mi offre un bel pacchetto tecnico, la Casa si interessa molto alla categoria d’ingresso al mondiale. Presto arriveranno parti nuove, non vedo l’ora di provarle”.

Pensi mai alla MotoGP?

“Ogni mattina mi sveglio con in testa la MotoGP, il desiderio è di arrivare a correrci. Sono alto un metro e settantotto centimetri, il mio cuore batte per la MotoGP. Ma un gradino alla volta: prima sono chiamato a fare bene in Moto3, più avanti si vedrà”.

Il podio si sta avvicinando. A chi dedicheresti un trofeo mondiale?

Alle persone che mi hanno sostenuto in primis, alle persone che lo fanno oggi. Innumerevoli entrambe, a partire da ogni team manager col quale ho corso in Italia e all’estero. I miei cari, la famiglia: questi sono i pilastri. Solo loro conoscono la portata di rinunce e sacrifici accettati in questi anni, inclusa mia sorella, più piccola di me. Ha 10 anni, fa danza, giustamente pretende che io vada a vederla nei vari saggi in cui si impegna, pure lei, al massimo”

Da Lusail a Valencia è lunga: che obiettivo ti sei prefissato?

“Proseguire col trend di crescita, cercando di affinare dettagli e particolari infinites,mali. Ho la fortuna di lavorare assieme a Marco Grana, un Capotecnico a cui piace limare cose piccolissime ma importanti. Stiamo lottando coi rivali, diciamo, giusti. Mi piacerebbe portare nel box il titolo di Rookie of The Year, prendendo quanto più possibile in ciascun weekend dalla Gran Bretagna al Ricardo Tormo. Con la squadra tireremo le somme a fine stagione”.

Che consiglio daresti ai piloti pari età o a più giovani di te?

Devono sapere che i momenti difficili superano in quantità i momenti facili, ovvero, il duro prevale sul morbido. A inizio campionato faticavo parecchio, conto infatti tre risultati nulli consecutivi. Era complicato, non riuscivo a concretizzare, faticavo. Ma ho anche avuto la conferma che mai bisogna mollare, credendo sempre nei sogni nutriti da bambini e portati sino alla maggiore età. Serve capire, parlare con la squadra i meccanici, gli addetti ai lavori. La curiosità è essenziale”.

Infatti, sembri uno che ha una domanda in serbo. Vai.

Volentieri. Anche voi giornalisti siete in competizione reciproca? Quando sentite di aver, se si può dire, vinto su un collega della stampa? Dove trovate gli stimoli e quale è la mansione più ostica da soddisfare?”

Belle questioni, Luca è davvero avanti.