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L'editoriale del Direttore: il coraggio di fermarsi

Partiamo da un presupposto: un pilota è uno sportivo, spinto per indole, approccio e carattere a superare se stesso davanti a qualsiasi difficoltà gli si pari davanti. Agonistica prima di tutto. Ma anche umana e medica. Lo stesso pilota, però, quando si trova in pista ha l’obbligo di garantire un livello di “efficienza” accettabile e di non essere un problema per sé e per i suoi colleghi dal punto di vista della sicurezza.

Possiamo parlare per giorni di una Honda “scorbutica” e soprattutto dell’utilizzo di gomme Michelin di vecchia concezione, che a detta di fonti vicine al campione spagnolo hanno condizionato il suo weekend a Mandalika. Resta il fatto che Marc in Indonesia è caduto quattro volte in tre giorni (senza nemmeno correre la gara). Ed era caduto anche in Qatar. Le cause possono essere tante e tutte correlate: tecniche, a causa di moto e gomme che non lo aiutano. Fisiche, derivate da un modo di guidare non più naturale o dallo sforzo fatto per provare a tenere il ritmo degli altri. Mentali, nel tentativo di osare per colmare a ogni curva quel gap che, a causa dei motivi tecnici e fisici, accumula rispetto agli avversari. L’altro fatto è che, a causa di queste cadute, è tornata la diplopia. Che va curata nel modo migliore. Con pazienza, con un nuovo stop terapeutico e, forse, anche con valutazioni più ad ampio raggio relative alla sua carriera. Guarire bene è la priorità per garantirsi un futuro sportivo. E salvaguardare la salute sua e degli altri è ancora più importante